MILANO – Alberto Stasi ricorrerà in Cassazione contro la condanna a 16 anni di carcere per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi. Stasi, che da sempre si dice innocente, è stato condannato dalla Corte d’Appello la sera del 17 dicembre. I legali dell’ex studente della Bocconi hanno annunciato che presenteranno ricorso in Cassazione dopo la deposizione delle motivazioni dei giudici per la condanna.
Igor Greganti sul Mattino spiega:
“Il pool difensivo dell’ex studente bocconiano, ritenuto dalla Corte d’Assise d’appello di Milano l’assassino della sua fidanzata Chiara Poggi, non appena verranno depositate le motivazioni, tra tre mesi, si metterà al lavoro per impugnare la sentenza. Pare, invece, improbabile che la Procura Generale ricorra alla Suprema Corte per chiedere un aumento della pena o che decida di chiedere provvedimenti restrittivi, come l’arresto, per l’imputato prima del giudizio definitivo”.
Per il Procuratore generale Laura Barbaini,
“«Lo Stasi “scopritore” si è mimetizzato nello Stasi assassino»”,
spiega Greganti:
“Per il pg, in sostanza, «lo Stasi» che ha raccontato, a partire da quel 13 agosto 2007, di aver scoperto il cadavere di Chiara dopo essere entrato nella villetta di via Pascoli «si è mimetizzato»per anni«nello Stasi assassino», ossia nell’uomo che, in realtà, ha ucciso e non l’ha mai ammesso”.
Niente aggravante per crudeltà, come richiesto dal pg:
“Come hanno spiegato alcune fonti giudiziarie, l’aggravante della crudeltà sussiste, stando alle più recenti sentenze della Cassazione, quando l’omicida dimostra anche una volontà di infierire che va oltre alle azioni che ritiene utili per uccidere. I giudici potrebbero, dunque, aver ritenuto che i colpi che avrebbe inferto Stasi, presumibilmente con un martello, rientrino tutti nell’azione dell’omicidio e non possano essere considerati per il riconoscimento dell’aggravante della crudeltà.
E il fatto, poi, di aver buttato il corpo di Chiara giù dalle scale potrebbe essere considerato una presunta messa in scena architettata per depistare le indagini. Un piano che non integrerebbe, però, l’aggravante della crudeltà ma rientrerebbein un tentativo di sottrarsi alle proprie responsabilità”.
Il procuratore generale sembra soddisfatto della sentenza e spiega il movente:
“Si è trattato,come ha spiegato il pg, di un omicidio d’impeto: Chiara avrebbe scoperto immagini pedopornografiche «raccapriccianti» sul pc di Alberto e lui quella mattina sarebbe andato a casa di lei per affrontare definitivamente la questione e l’avrebbe aggredita con un martello e tutto, secondo il pg, nell’arco di 12 minuti. E se la Procura Generale ha raccolto con i nuovi accertamenti una serie di«indizi negativi», tra cui quello centrale della cosiddetta «camminata» (Alberto non avrebbe potuto non sporcarsi le scarpe di sangue) che creano un «quadro logico-probatorio positivo e di colpevolezza»,ora toccherà a i legali Angelo e Fabio Giarda e Giuseppe Colli smontare la sentenza. Per la difesa non c’è una sola prova a carico di Stasi e una pena di 16 anni non ha senso, perché Alberto «non ha commesso il delitto »”.