Alcoa: slogan, fumogeni e scontri nel corteo dei lavoratori a Roma

Pubblicato il 26 Novembre 2009 - 12:51| Aggiornato il 29 Novembre 2011 OLTRE 6 MESI FA

“Energia e basta!”. Così recita lo striscione che apre il corteo dei dipendenti della Alcoa che si sono radunati in piazza Esedra a Roma per sfilare vicino al ministero dell’Industria e poi, da lì, fino a palazzo Chigi. “Il Governo deve prendere sul serio questa situazione e deve dare delle risposte”. E’ l’appello dei “sindaci in marcia”. I sindaci sono quelli del Sulcis che sono arrivati fino a Roma per difendere i circa 3mila lavoratori a rischio di tutta la zona della Sardegna.

Un manifestante è stato colto da un malore. Polemica sui tempi del soccorso: “L’ambulanza è arrivata dopo 38 minuti”.

Lo slogan lanciato dai lavoratori uniti da tutte le sigle sindacali, dalla Uilm alla Fsm Cisl, dalla Fiom Cgil al Cub, è lo stesso: “Energia” per difendere il posto di lavoratori. Il corteo è animato da fischietti e trombe, mentre molti dei manifestanti indossano il casco da lavoro. Sono stati accesi fumogeni.

Il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, e quello del Consiglio regionale, Claudia Lombardo, aprono il corteo. I due rappresentanti delle istituzioni sarde – secondo quanto riferiscono i partecipanti – parteciperanno, con i sindacati di categoria, ad un incontro al ministero dello Sviluppo economico sul futuro della filiera dell’alluminio in Italia.

I manifestanti, dopo avere raggiunto Via Veneto, hanno sostato davanti al Ministero per tutta la mattinata per poi spostarsi in Piazza Colonna, davanti a Palazzo Chigi.

Momenti di tensione fra operai e forze dell’ordine. Un tentativo di deviazione dal percorso autorizzato, davanti all’ambasciata americana, ha causato il duro faccia a faccia fra manifestanti e agenti della pubblica sicurezza che, già schierati, hanno bloccato la strada.

I manifestanti hanno urlato “vergogna” all’indirizzo di polizia e carabinieri mentre un grande spiegamento di forze dell’ordine in tenuta anti-sommossa si è disposto tra piazza Barberini e via Veneto. “E ora potere a chi lavora” o “lotta dura sarà” e ancora “Cappellacci dove sei”, sono alcuni degli slogan urlati dai lavoratori.

Fumogeni, tamburi e lanci di petardi stanno accompagnando i lavoratori del Sulcis già raggiunti dalle lettere di licenziamento. «Qui siamo tutti operai – spiegano i manifestanti – ma se ci mandano a casa che faremo dove potremo trovare un lavoro in una zona dove la disoccupazione è al 35%. Non vogliamo le solite promesse».