Alena Seredova conosce bimbo con ittiosi a Torino Alena Seredova conosce bimbo con ittiosi a Torino

Alena Seredova va a trovare il bimbo abbandonato con l’ittiosi: “Pensavano l’avessi anche io”

Alena Seredova conosce bimbo con ittiosi a Torino
Alena Seredova (Foto archivio ANSA)

TORINO – Alena Seredova è andata a trovare il bimbo con l’ittiosi nato ad agosto e abbandonato all’ospedale Sant’Anna di Torino. In una intervista al Corriere della Sera, la showgirl ha spiegato: “Appena nata pensavano che l’avessi anche io”. La Seredova ha poi spiegato di non giudicare i genitori del piccolo per il loro gesto: “Dev’essere stato difficile”.

Nell’intervista la Seredova, che dal 2005 è testimonial della onlus “Crescere Insieme al Sant’Anna” ed è attiva nel volontariato coi bimbi, spiega di aver conosciuto il piccolo Giovannino e di averlo anche tenuto in braccio in ospedale e rivela un particolare sulla sua nascita: “A Praga, i medici pensavano che avessi l’ittiosi anche io. Papà ricorda sempre che, quando mi vide nella culla dell’ospedale, tutta coperta di squame, fece un balzo all’indietro per lo spavento, poi comincio a piangere”.

La modella ha spiegato però che la diagnosi dei medici era sbagliata: “Io, invece, ero solo nata con la pelle molto asciutta, perché ero stata troppo in pancia: 42 settimane, bella comoda. Dissero a mia madre che sarei sempre stata male, che non avrei potuto prendere il sole. Poi, la mia pelle fece la muta, come quella di un serpente e non ho mai avuto problemi cutanei di alcun tipo”.

La Seredova ha raccontato l’incontro col bimbo: “Mi hanno presentato questo cucciolo, mi hanno raccontato la sua storia e vederlo è stato un momento molto forte. Ho capito che deve essere una patologia molto dolorosa: la pelle è talmente secca che si rompe, fa le piaghe”. Il bimbo però sembra forte e non soffrire molto: “Non piangeva. Si vedeva che era curato con amore. Ho incontrato un bimbo molto vispo, super sveglio”.

Parlando della decisione dei genitori di abbandonarlo dopo la diagnosi di ittiosi, ha detto di non giudicarli: “Ho pensato a quanto dovesse essere stato doloroso decidere di lasciarlo. So che sono più o meno miei coetanei, che l’hanno avuto con una fecondazione assistita e che, nonostante tutti gli esami preventivi, era stato impossibile diagnosticare in anticipo una malattia così rara. Non mi sento di giudicarli”. (Fonte Corriere della Sera)

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