ALESSANDRIA – Due imprenditori, accusati di aver portato al fallimento un'azienda del settore dei semilavorati in rame per riciclare capitali (anche portandoli all'estero) sono stati arrestati dalla Guardia di Finanza per bancarotta fraudolenta e riciclaggio.
Oltre ai due imprenditori – di Casale Monferrato (Alessandria) e di Bergamo – le Fiamme Gialle hanno denunciato undici persone in stato di liberta' e hanno sequestrato un immobile ad Arenzano (Genova) del valore di un milione di euro.
Gli arresti – dei quali si e' avuta notizia oggi – sono stati eseguiti una decina di giorni fa su ordine del Gip di Milano, nell'ambito dell'inchiesta condotta dalla Procura del capoluogo lombardo alla quale e' passata la competenza dopo il trasferimento della sede della societa' da Casale Monferrato a Milano.
Delle 13 persone coinvolte nell'inchiesta, sette sono accusate di associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di bancarotta fraudolenta, ricorso abusivo al credito e frode fiscale, e sei di riciclaggio commesso mediante il trasferimento all'estero delle somme distratte, ostacolando l'identificazione della provenienza illecita del denaro.
Secondo le indagini svolte dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Alessandria, i due titolari dell'azienda e le altre persone hanno dato vita a una serie di operazioni illecite che hanno privato la societa' di cinque milioni e mezzo di euro, fino alla cessazione dell'attivita' nel 2008 e al fallimento nel 2010.
Tra le operazioni vi e' l'apertura (in banche italiane) di conti correnti extracontabili, dove veniva fatto affluire denaro distratto dalle casse societarie relativo alla vendita 'in nero' di merce per un valore di circa 3,7 milioni di euro. Vi e' inoltre il trasferimento all'estero (soprattutto Spagna e Regno Unito), su conti correnti intestati a societa' di comodo, di circa 1,8 milioni di euro, attraverso l'acquisto simulato di merce mediante false fatture.
Il gruppo, inoltre – sempre secondo le Fiamme Gialle – ha chiesto e ottenuto cospicui anticipi dal sistema creditizio sulla scorta della presentazione di ricevute bancarie risultate false, per circa 3,5 milioni di euro che sono stati poi dirottati sui conti correnti accesi in banche italiane ed estere.
La Guardia di Finanza, infine, ha scoperto che con parte del denaro distratto, uno dei titolari arrestati ha acquistato un immobile ad Arenzano intestandolo fittiziamente a una societa' estera, con sede nell'isola di Man, controllata da due societa' delle Isole Vergini britanniche, entrambe riconducibili allo stesso acquirente e a suo figlio.