Cileno ucciso a Milano, un altro agente: “Il vigile era a 7 metri dalla vittima”

MILANO – L'agente di polizia locale Alessandro Amigoni, indagato per omicidio volontario a Milano per aver sparato e ucciso un cileno nel corso di un inseguimento lunedi' scorso, era a ''circa 7 metri'' dall'immigrato ''al momento in cui ho sentito la detonazione dello sparo''. Lo ha messo a verbale, davanti al pm di Milano Roberto Pellicano, un collega del vigile che era con lui quel pomeriggio, in zona Parco Lambro.

Tra Amigoni e il cileno, ha spiegato l'agente Massimo De Zardo, c'era una ''breve distanza''. E ha aggiunto: ''Proprio a ragione di questa vicinanza l'Amigoni che correva a forte velocita' verso questo soggetto non e' riuscito a contenere la corsa ed e' a sua volta inciampato sul corpo di quest'ultimo''. Lo stesso agente ha chiarito davanti al pm che la fase dell' inseguimento e' durata ''pochissimo''.

Appena uscito dalla macchina ''ho sentito uno sparo''. Si e' ''avvicinato al soggetto caduto e del tutto inconsapevole circa il fatto che fosse stato colpito da un proiettile ho utilizzato le mie manette su uno dei polsi. L'altro polso – ha chiarito – mi e' stato avvicinato dal collega Amigoni in modo da completare l' ammanettamento''. Da subito, ''e' risultato evidente che questi non aveva delle reazioni naturali. Pareva un peso morto''.

Poco dopo Amigoni ''si accorse e mi fece comprendere, sebbene non sia in grado di ricordare le parole esatte da lui adoperate, che lo aveva colpito con lo sparo''. De Zardo ha voluto pero' escludere ''a priori che egli abbia mirato per uccidere''.

Tutti e tre gli agenti che erano con Amigoni hanno escluso, anche se con modalita' differenti, che ci fosse un'arma puntata verso di loro da parte dei fuggitivi. Il vigile Piero Paolo Recupero ha detto al pm di aver sentito Amigoni gridare ''fermo polizia'' e ''immediatamente dopo ho udito lo sparo''.

Un vigile che non faceva parte della pattuglia, ma che era li' in zona per un altro intervento, ha messo a verbale davanti alla Squadra mobile di aver visto in particolare due degli agenti che erano all'inseguimento dei fuggitivi e ''uno dei due diceva 'fermati o sparo'''. A un altro degli agenti, Nicola Colucci, sentito dalla Mobile lunedi', e' stata anche 'contestata', in un passaggio della testimonianza, l'assenza di un proiettile nella sua arma di ordinanza.

''La cartuccia che manca – ha risposto – e' probabile che sia in qualche tasca dei vari giubbotti che uso per lavorare. Non tengo mai un colpo in canna''. L'agente Recupero, invece, davanti agli investigatori ha chiarito che Amigoni ''mi ha riferito di aver sparato ed aver colpito l'altro individuo che inizialmente stavamo inseguendo'', precisando anche che ''la persona che poi e' riuscita a dileguarsi non era in possesso di un'arma''.

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