Alessandro Borghese: “Lo Stato sta radendo al suolo la ristorazione”

ROMA – Alessandro Borghese ha raccontato la crisi che sta vivendo la ristorazione a causa dell’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia da coronavirus.

“Lo Stato con la sua assenza sta radendo al suolo la ristorazione italiana”, ha spiegato lo chef e conduttore tv in un’intervista al Corriere della Sera.

“Non solo manca sostegno economico a un settore che è il fiore all’occhiello del Paese, ma anche le regole per iniziare a progettare la ripartenza non ci sono.

Da quando è iniziato il lockdown ho perso quasi metà degli introiti”.

“Sono venute meno cene private, ben 16 matrimoni, per non parlare degli eventi legati al Salone del Mobile”, ha aggiunto Borghese.

“Ora siamo fermi. È tutto chiuso. E sto anticipando l’assegno della cassa integrazione ai miei 64 collaboratori: non potevo permettere attendessero mesi prima dell’arrivo dei fondi a causa della burocrazia”.

Lo chef ha confidato come in una situazione simile non sia possibile resistere a lungo.

“Un altro mese. Se le cose non si smuovono dovrò decidere cosa fare con il personale, le spese d’affitto e le bollette. Ma è un’evenienza in cui spero di non dovermi trovare”, ha commentato.

“Le istituzioni dovrebbero avviare un tavolo nazionale con i rappresentati dei ristoratori per ragionare su problemi e soluzioni.

Un po’ come ha fatto la Regione Campania chiedendo la consulenza di Gennaro Esposito”, riferendosi allo chef bistellato chiamato dal governatore Vincenzo De Luca a far parte della task force incaricata di stendere un protocollo per la ripartenza del comparto ristorazione del territorio.

“E, poi, servirebbero finanziamenti a fondo perduto, anche perché ci vorrà tempo prima che i ristoranti tornino a riempirsi.

“Mancano appena tre settimane e non ci sono ancora le regole d’ingaggio, anche solo per capire quanto costerà far ripartire le attività.

Qualche esempio? Sanificare un locale da 300 metri quadrati costa tra i mille e i 3 mila euro.

Ogni quanto sarà necessario farlo? E, poi, come dovranno essere allestiti i locali?

Non saperlo rende impossibile pianificare e non si potrà improvvisare, ne va della salute dei clienti e dei lavoratori”, ha aggiunto.

Quanto al discusso tema sullo spazio obbligatorio fra i tavoli, Alessandro Borghese ha una opinione.

“Se sarà di due metri il mio ristorante passerà da 95 coperti a 65. Ancora sostenibile.

Se dovesse essere di più dovrò ripensare del tutto l’attività e in qualche maniera farò, ma tantissimi ristoratori non saranno nelle condizioni di riaprire”, ha spiegato.

Mentre sulla distanza pensata di almeno un metro e venti fra i commensali che non sono conviventi: “Una stupidaggine”.

Qualcuno dovrà domandare ai clienti se sono parenti e in caso contrario dividerli? Non scherziamo, chi verrà insieme sarà cosciente di quello che fa.

Mi preoccupa, invece, che possa essere richiesto il distanziamento in cucina.

Il fine dining ha piatti che richiedono anche due o tre persone per la preparazione. Inoltre, non è il mio caso, ma tantissimi locali (anche stellati Michelin, ndr) hanno cucine minuscole e non potrebbero mai adeguarsi”. (fonte CORRIERE DELLA SERA)

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