Alessi: “Tommy l’ho rapito io, ma non l’ho ucciso. Chiedo perdono alla madre”

Pubblicato il 11 Giugno 2010 - 11:05 OLTRE 6 MESI FA

Mario Alessi

“Ho rapito Tommy, ma non l’ho ucciso”. Lo ribadisce ancora Mario Alessi,  il muratore siciliano di 49 anni, condannato all’ergastolo per il rapimento e l’uccisione del piccolo Tommaso Onofri (18 mesi non ancora compiuti, sequestrato e assassinato il 2 marzo 2006), in un’intervista alla Gazzetta di Parma.

Alessi, da fine marzo nel carcere di Prato (da solo in cella, legge e lavora a un nuovo memoriale) dopo essere stato per quattro anni nel penitenziario di Viterbo, ha consegnato le risposte al suo avvocato, Laura Ferraboschi. Chiede tra l’altro perdono alla mamma di Tommy, Paola Pellinghelli, “per tutto il male che le abbiamo fatto e che io le ho fatto”.

Ma la risposta della donna è netta: “Non me la sento di perdonare, e forse non lo farò mai. Voglio solo che sconti la sua pena. Vorrei che lui e gli altri pagassero fino in fondo e dicessero la verità”. Alessi pur avendo davanti a se la sola prospettiva del carcere spera ancora che la sua innocenza venga fuori al più presto e conferma: “Non smetterò mai di lottare finché emergerà la verità. Ma come potevo impedire che quel mostro di Salvatore Raimondi (il complice che scegliendo il rito abbreviato ha ottenuto uno sconto di pena, vent’anni in primo e secondo grado per il rapimento con la morte non voluta dell’ostaggio, ndr) uccidesse il piccolo Tommaso”.

Il muratore ripercorre la sua dinamica dei fatti dicendo che quando il piccolo fu ucciso “io era a 200 metri di distanza”. Di fatto nelle motivazioni della sentenza di secondo grado, la Corte d’assise d’appello di Bologna (che aveva confermato anche la condanna a 30 anni per l’ex compagna Antonella Conserva) aveva precisato che non è possibile stabilire chi fu l’esecutore materiale del delitto.

Tra pochi mesi ci sarà la Cassazione, ma Alessi dice di non avere fiducia: “Per un giusto processo si dovrebbe rifare tutto. Troppi responsabili sono a piede libero e altri assolti, pur avendo partecipato insieme a me al sequestro e ai pedinamenti nei confronti della famiglia Onofri. E tutto questo perché la magistratura ha avuto il tempo per accanirsi solo su di me, ma io lotterò affinché venga fatta chiarezza”.