Alex Zanardi, il medico che lo ha in cura spiega: “Sarà come scalare l’Himalaya”.
Intervistato dal Corriere della Sera, il dottor Franco Molteni che dirige il centro di riabilitazione dove è stato trasferito Alex Zanardi, spiega:
“Quello che posso dire è che in questo momento lui è davanti all’Himalaya.
Non possiamo essere stupidamente ottimisti e avere ora la certezza che arriverà in cima, ma non possiamo nemmeno essere preventivamente disfattisti e dirci sicuri che non ce la farà.
È qui soltanto da due giorni e dall’incidente è passato un mese.
Una cosa la sappiamo: siamo molto determinati.
I miracoli non li fa nessuno e qui nessuno pensa di essere onnipotente ma faremo tutto ciò che sarà possibile fare, come facciamo sempre con i nostri pazienti”.
Il figlio di Zanardi: “Noi gli parliamo. Papà ce la farà. Ha una forza straordinaria”
Intervistato dal Corriere della Sera, Niccolò Zanardi, il figlio di Alex, racconta:
“Papà sta un pochino meglio.
I medici ci hanno spiegato nei dettagli tutto il percorso che dovrà seguire.
Ci danno molte notizie e per fortuna positive.
Ma la migliore è che oggi siamo già qui, per la riabilitazione, ed è passato soltanto un mese, un mese esatto dall’incidente”.
“Non è più in pericolo di vita – spiega – ed è già molto, ma ha davanti a sé un percorso ancora lunghissimo, e lo sappiamo, siamo preparati.
Siamo anche contenti perché il suo recupero è stato molto più veloce di quanto ci aspettassimo.
Ma non bisognerebbe sorprendersi: questo è papà.
È incredibile l’energia di quell’uomo, ha una forza straordinaria”.
I familiari possono interagire con lui?
“Interagire è un’altra cosa. Ma adesso ci sono segnali incoraggianti.
Ripeto, ci vorrà ancora molto tempo”.
“Non ho mai perso uno solo dei miei turni al suo fianco in ospedale – continua – Con la mamma abbiamo fatto tutti i giorni la spola, trecento chilometri al giorno tra andata e ritorno”.
“Gli parliamo. Ora che non è più sedato si può. Prima era proprio controindicato. I medici ci spiegavano che stimoli esterni avrebbero interferito con la sedazione.
Adesso invece ci dividiamo i compiti: noi diamo gli stimoli affettivi, i medici quelli neurologici”. (Fonte: Il Corriere della Sera).