Alluvione Genova, Franco Gabrielli: “Questo Stato impotente non sa difenderci”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Ottobre 2014 - 08:19 OLTRE 6 MESI FA
Alluvione Genova, Franco Gabrielli: "Questo Stato impotente non sa difenderci"

Alluvione Genova, Franco Gabrielli: “Questo Stato impotente non sa difenderci”

GENOVA – “Questo Stato impotente non sa difenderci”: questo il grido d’accusa del capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli, intervistato da Repubblica.

“Lo Stato è impotente – dice Gabrielli –  Nelle condizioni attuali, come s’è visto giovedì a Genova, non è in grado di tutelare le vite dei cittadini. E la Protezione civile è senza mezzi, è come se mi avessero mandato sul fronte con una scatola di aspirine per una guerra non voluta da me”.

Franco Gabrielli, di chi è la colpa dei morti e dei danni provocati dai disastri ambientali?
“Una previsione meteo è stata sbagliata, ma da qui a crocifiggere chi ha sbagliato ne corre. La colpa di Genova, e di tutte le calamità che stanno accadendo, è del grande deficit culturale del nostro Paese sul tema della protezione civile”. 

Può fare qualche esempio, magari riferito al mondo dei politici?
“Nel 2013 il governo s’è dimenticato di finanziare il Fen, il Fondo per l’emergenza nazionale. Lo ha fatto poi nel 2014 stanziando 70 milioni di euro. 

Sono tanti o pochi?
“Lo sa a quanto ammontano i danni accertati per 14 delle 21 emergenze nazionali dichiarate negli ultimi tre anni?”

Lo dica lei.
“Due miliardi e 300 milioni, un miliardo e 900 i danni pubblici, gli altri subiti dai privati”. 

È per questo che dice che lo Stato è impotente, non in grado di tutelare le vite dei cittadini in caso di disastri provocati dal maltempo?
“Io pongo il problema che in questo Paese, a distanza di 30 mesi da quando sono stati stanziati i fondi, si stia ancora dietro alla carta bollata, quando giovedì un uomo è morto e una città è andata sotto. I 35 milioni per il torrente Bisagno, non spesi per una girandola di ricorsi dopo l’assegnazione della gara, è uno scandalo della burocrazia pubblica. In questo caso, legato ai lunghi tempi della giustizia amministrativa”.