ROMA – Spiega di aver fatto solo quello che le ha chiesto Pino Daniele quando si è sentito male. E dice di non essere interessata ai beni materiali. Amanda Bonini, la compagna di Pino Daniele che lo ha accompagnato al Sant’Eugenio nel giorno della morte, racconta all’Ansa quella serata maledetta:
“Pino è entrato in macchina con le sue gambe dopo aver parlato con il suo cardiologo. Ho fatto quello che mi ha ordinato di fare. Tenevo alla sua vita più che alla mia. Ho messo a repentaglio la mia vita – aggiunge – per inseguire l’unica possibilità che avevo di salvarlo”.
“Non voglio sentire i tg e leggere i giornali, ma so che circolano notizie non vere, stupidaggini, cose assurde e devo difendermi”, aggiunge. “Speravo che ci fosse rispetto per me e per il mio dolore. Speravo che ci fosse rispetto per Pino, che era una persona dall’enorme spessore morale, e per la donna che lui adorava e con cui aveva scelto di andare a vivere”, continua Amanda.
“Pino mi diceva sempre che i giornali, quando non sanno le cose, le inventano. E’ vero. Si cerca di fare il romanzo, di spettacolarizzare. E’ un momento difficile della mia vita. Insieme a lui – aggiunge – io ho perso la mia vita. Tra noi c’era un amore infinito. Ora sto cercando di metabolizzare la sofferenza e di ritrovare l’equilibrio. Pino è e sarà sempre la mia guida”.
Sul testamento Amanda è lapidaria:
“Io sono una persona semplice, umile. Non ho mai preteso nulla. Io e Pino ci siamo scambiati sempre e soltanto amore. Non ho mai pensato di avere le sue cose”: