Amanda Knox, decisive le sue bugie e il memoriale. Sollecito bloccato a Udine

Amanda Knox, pesano le sue bugie sulla condanna. Sollecito a pezzi, dov'è?
Amanda Knox, pesano le sue bugie sulla condanna. Sollecito a pezzi, dov’è?

ROMA – Amanda Knox, pesano le sue bugie sulla condanna. Sollecito a pezzi, dov’è? Non è stata ancora scritta la parola fine (se ci sarà l’eventuale ultimo ricorso in Cassazione), ma il destino giudiziario di Amanda Knox e Raffaele Sollecito appare segnato: la Corte di Assise d’Appello di Firenze li ha condannati rispettivamente a 28 anni e mezzo e 25 di carcere, accogliendo i gravi rilievi con cui la Cassazione aveva annullato la sentenza che li scagionava.

Unico spiraglio, la diversificazione del ruolo degli imputati. L’unico spiraglio, fiochissimo, è che i Supremi giudici dichiarino ricevibile un ricorso che discrimini sul diverso ruolo degli imputati nel delitto Meredith. Alla base del nuovo ribaltamento giudiziale quel pesante giudizio della Cassazione che annullava la sentenza di innocenza: i magistrati dell’Appello hanno dovuto porre rimedio alle “manchevolezze, contraddittorietà ed illogicità manifesta” della sentenza.

Le bugie di Amanda. Pesano sulla condanna le bugie di Amanda Knox, dal memoriale alle confidenze fatte ala madre, al tentativo di depistare coinvolgendo l’estraneo alla vicenda Patrick Lumumba. Sono state decisive le tracce di Dna sul gancetto del reggiseno di Meredith e sul coltello: nel racconto dell’americana di fatto Amanda ammetteva di essere in casa al momento dell’uccisione.

Il memoriale di Amanda. Presenza in casa che depotenzia il mancato riconoscimento probatorio del movente, perché la sua presenza in casa giustifica entrambe le ipotesi, il gioco sessuale finito male o gli antichi rancori tra le due inquiline (Amanda e Meredith) a proposito dell’igiene della casa. Al memoriale è stata concessa l’importanza che secondo la Cassazione doveva meritare.

Era stato consegnato dalla studentessa di Seattle ai poliziotti. Scriveva che era «rannicchiata in cucina, con le mani sopra alle orecchie, perché nella sua testa aveva sentito gridare Meredith». Una visione onirica, si è giustificata lei, ma molto vicina alla realtà. E così, nell’annullare la sentenza di assoluzione, a piazza Cavour avevano insistito su questo punto sottolineando che era il segnale evidente della sua «presenza in casa al momento del delitto», e che non si poteva non tenerne conto. (Cristiana Mangani, Il Messaggero)

Raffaele Sollecito a Udine. Se Amanda ha accolto la sentenza “legittimamente” a casa sua a Seattle, Sollecito non era presenta al momento del verdetto, pur avendo partecipato, su consiglio-ordine dell’avvocato Giulia Bongiorno, a tutte le sedute del processo alla Corte d’Assise di Firenze.

Sollecito, sorpreso nella notte a Udine dalla Squadra Mobile, ora si trova negli uffici della Questura del capoluogo friulano per la notifica del provvedimento del divieto di espatrio emesso nei suoi confronti a seguito della sentenza di condanna

Viene descritto dagli avvocati a pezzi, “annichilito”, “senza parole”. La prospettiva di tornare in cella dove ha già trascorso 1400 giorni è distruttiva. Prima che la famiglia spegnesse cellulari e ogni forma di comunicazione con l’esterno, il padre di Raffaele ha riferio che il figlio non avrebbe voluto vedere o sentire nessuno, che è in preda ad attacchi di panico.  Sebbene i giudici abbiano rilevato i rischi di un pericolo di fuga (ha contatti all’estero in paesi che non prevedono l’estradizione) gli è stato solo ritirato il passaporto.

 

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