Il deputato del Pd Walter Verini ha incontrato Amanda Knox nel carcere di Perugia e il Corriere della Sera l’ha intervistato riportando le dichiarazioni fattegli dalla giovane, che ha detto tra l’altro di avere fiducia nella giustizia italiana e di ritenere che i suoi diritti sono stati rispettati.
«Ho ancora fiducia nella giustizia italiana, ci credo ancora, pensavo di tornare a casa per Natale invece devo aspettare. E certo che ho una voglia matta di essere libera, ma la strada che ho scelto per uscire da qui è solo una, l’appello che i miei avvocati stanno preparando», dice Amanda.
La giovane sembra attentissima alle parole, le sceglie una per una. Come un legale. Come un diplomatico. E in qualche modo, dopo aver parlato con genitori e difensori, secondo quanto riferisce Verini, Amanda sembra quasi chiudere il caso deflagrato tra Italia e Stati Uniti dopo la sua condanna a ventisei anni di prigione.
Da venerdì notte, scrive il Corriere, è successo di tutto: le proteste dei media e di alcuni politici americani, le minacce di boicottaggio dei prodotti italiani, l’interessamento di Hillary Clinton, il ministro Franco Frattini costretto a minimizzare. Venerdì, i difensori di Amanda saranno all’ambasciata americana. Ma nella sua cella, la ragazza ripete più volte lo stesso concetto: «Non ho smesso di credere nella vostra giustizia. I miei diritti sono stati rispettati, credo di sì».
Carcere di Capanne, sezione femminile, secondo piano: Amanda Knox è in tuta marrone, t-shirt, felpa aperta sul davanti, scrive il Corriere. Le hanno cambiato cella, da qualche giorno: in questa ci sono solamente due letti, e insieme con lei c’è Laura, americana di New Orleans, 53 anni. Le pareti sono bianche, la tv è spenta, gli unici colori vivaci arrivano dalle copertine dei libri accatastati. Fuori il cielo è pieno di nuvole, basso.
È un martedì di festa, e ciò significa che nel primo pomeriggio, in prigione, non si svolgono le attività consuete: così, Amanda è sdraiata a scrivere quando le annunciano visite. «Amo scrivere perché mi aiuta a sopravvivere, ogni giorno. Ho vinto anche un concorso letterario qui, qualche tempo fa, con un racconto di pura immaginazione». Ha fatto un po’ di clamore, questa storia scritta da Amanda che secondo alcuni racconta una festa con droga, birra e una ragazza portata via dall’ambulanza: forse perché l’argomento scelto era simile a uno dei moventi ipotizzati dall’accusa. Forse perché tutto fa clamore, quando si parla di Amanda Knox.
Alle tre e mezza del pomeriggio davanti alla sua cella c’è il deputato Verini: da tempo si occupa delle carceri, a Capanne visita tutte le dieci sezioni, si intrattiene con la polizia, con i detenuti; e così, cella dopo cella, arriva anche a quella di Amanda Knox, pochi giorni fa ritenuta colpevole dell’omicidio di Meredith Kercher. È Amanda a parlare per prima: «Posso aiutarla?». Le chiede sorridendo, racconterà lui. E invece si fa seria quando, inevitabilmente, il politico le chiede delle reazioni americane alla sua condanna. «Sì ho sentito, ne ha parlato anche la tv. Umanamente mi ha fatto piacere, certo, ma…».
Spiega Verini: «Non sa bene come valutare tutto questo clamore, non capisce le conseguenze. Ma sa che le sue garanzie durante il processo sono state rispettate: lei sostiene di essere innocente ed è convinta che all’appello le sarà riconosciuto». Anche i suoi genitori l’hanno detto poche ore dopo il verdetto: «Si tratta di un errore giudiziario ma noi non critichiamo il sistema italiano». Verini conferma: «È evidente che lei ha intenzione di difendersi nel processo».
Amanda, dopo la sentenza di venerdì notte, racconta chi la incontra ogni giorno, ha fatto una cosa: «Sabato è andata a messa». Lo conferma anche il cappellano della prigione, don Saulo. Anche a lui ha ribadito quel concetto: «Credo nella giustizia». Per Amanda Knox sono giorni difficili. «Devo ringraziare la mia famiglia. Sapere che i miei cari sono qui a Perugia mi aiuta».
Ci sono delle suore di Assisi, scrive il Corriere, volontarie nella prigione: con loro Amanda partecipa alle attività di recitazione, di canto, di danza. «Ma nel carcere, con me, sono tutti premurosi«. Secondo Walter Verini «questa prigione è ben fatta ma ha una carenza d’organico di 120 unità. Il problema è di tutto il Paese.
Ma qui Amanda è seguita con attenzione e così pure gli altri detenuti». Anche la città, dicono i Knox, esprime loro solidarietà in questo momento drammatico: «Perugia — per Verini — certo non è com’è stata descritta all’inizio di questa vicenda».
CorrereDon Saulo fa quasi lo stesso discorso, ma parla di Amanda: «Io l’ho conosciuta solo negli ultimi due anni e come fosse prima non posso dirlo, ma mi è difficile immaginarla una strega». Per l’Italia, adesso, è un’assassina. Alcuni, in America, sembrano averla già assolta. Lei, in prigione, conclude il Corriere, aspetta l’appello.