Amos morì a 7 anni, ma Comune se risarcisce va in bancarotta

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Febbraio 2016 - 11:02 OLTRE 6 MESI FA
Amos morì a 7 anni, ma Comune se risarcisce va in bancarotta

Amos morì a 7 anni, ma Comune se risarcisce va in bancarotta

OFFAGNA (AN) – Amos Guzzini, sfortunato ragazzino che a 7 anni perse la vita quasi vent’anni fa trafitto dagli spuntoni di un cantiere incustodito, ha diritto a un risarcimento di 2,4 milioni di euro. Obbligato al pagamento in solido dal tribunale è il piccolo Comune di Offagna, un borgo antico dell’entroterra marchigiano, in provincia di Ancona. Un attimo dopo la sentenza di condanna – arrivata dopo un processo quasi ventennale che tutto ha prescritto tranne la causa civile – il sindaco di Offagna Stefano Gatto si è dimesso.

Dispiaciuto per il povero Amos, certo, ma col suo gesto ha voluto difendere il Comune: 2,4 milioni di euro sono più del doppio del bilancio annuale di Offagna. Che non può permettersi nemmeno di pagare la metà per la sospensiva. Pagare, in un un modo o nell’altro, significa la bancarotta. Sul Corriere della Sera l’inviato Marco Imarisio rappresenta le ragioni dei due interessi contrastanti.

Sì, perché, nonostante l’attuale dirigenza comunale sia chiamata in causa per fatti accaduti nel 1997, il padre di Amos, Sandro Guzzini, a rinunciare al risarcimento non ci pensa proprio. Il suo è odio dichiarato, specie nei confronti delle vecchie giunte: “Ci hanno messo il paese contro, hanno mandato della gente a dire in aula che mia moglie non era una buona madre. La colpa è vostra dicevano. Devono pagare, fino all’ultimo euro”.

Il problema» dice Gatto «è quando arrivano gli avvocati. Sono loro che instillano il germe dell’avidità». Era la prima volta che Amos faceva venire i suoi nuovi amichetti a casa. I Guzzini erano appena arrivati ad Offagna. «Cinque minuti solo» disse Amos alla mamma, e uscì in bici all’inseguimento di un amico, mentre la madre lo guardava dalla porta basculante. Al ritorno perse l’equilibrio e scivolò nel pendio non segnalato e coperto da erbacce al confine con il cantiere edile che stava ultimando la lottizzazione dell’area. Cadde sugli spuntoni di una ringhiera di recinzione. Morì dopo cinque giorni di agonia. (Marco Imarisio, Corriere della Sera)