Ancona. Moglie disse: “Si è tolto la vita”. Arrestata per l’omicidio

di Cristina Morbiducci (Fonte Ansa)
Pubblicato il 15 Marzo 2014 - 19:41 OLTRE 6 MESI FA

carabinieri (1)ANCONA – Davanti al cadavere del marito, steso per terra con un coltello piantato nella gola, aveva detto che l’uomo si era ammazzato per disperazione: da tre anni era senza lavoro, beveva ed era depresso. Ma nel racconto di Maria Andrada Bordea, disoccupata romena di 26 anni, di aderente alla realtà forse c’era solo la disperazione.

Per la procura di Ancona, e i carabinieri andati ad arrestarla la notte scorsa, sarebbe stata lei ad uccidere Dumitru Bordea, 33 anni, operaio in cerca di occupazione. Forse perché spesso tornava a casa ubriaco, complicando ulteriormente una vita familiare di disagi, conti in rosso e preoccupazione per il futuro delle loro due figlie di 3 e 5 anni.

Nessuna evidenza invece di maltrattamenti familiari. Un uxoricidio non premeditato, maturato ”in una situazione di esasperazione, di disperazione” ha commentato il procuratore di Ancona Elisabetta Melotti, che insieme al comandante provinciale dei carabinieri col. Antonio Concezio Amoroso, e al col. Luciano Ricciardi, che guida il Reparto operativo, ha spiegato come si è arrivati al fermo di Maria per omicidio volontario.

A tradire la donna, che avrebbe agito da sola, sono state le ”reiterate dichiarazioni di profondo pentimento per quello che aveva fatto, e le parole di angoscia per le figlie”. Frasi intercettate durante conversazioni con una conoscente. Ma fin dalla notte dello scorso 2 marzo, quando i carabinieri erano accorsi nell’appartamento di via Battisti ad Agugliano, trovando Dumitru in un lago di sangue in cucina, disteso su un fianco, a torso nudo e scalzo, con la mano sinistra che impugnava ancora una lama da 20 centimetri conficcata fra il collo e la spalla sinistra, la versione del suicidio, pur compatibile con le ferite repertate dal medico legale, appariva piena di incongruenze.

”Mi aveva detto ‘vai via e porta via le bambine, mi ammazzo’ non ce la faccio più’. Ma io non gli avevo creduto”, aveva raccontato la compagna. ”Quando beveva, Dumitru spaccava tutto, spaventava le piccole. Si metteva ad ascoltare musica a tutto volume e a cantare: io prendevo le bambine e andavo da una vicina mia amica”.

Anche quella sera Maria aveva fatto così, riferendo poi di essere rientrata a casa e di aver visto il marito a terra, con la gola squarciata. A mezzanotte e 40 era stata lei a chiamare i soccorsi. Sul posto erano accorsi anche i Cc della sezione investigativa, il medico legale, il Pm Giovanna Lebboroni: ”grazie all’intuito e alla tenacia dei carabinieri e del magistrato”, ha sottolineato Melotti, l’inchiesta ha imboccato una pista precisa, supportata anche dai primi risultati dell’autopsia, non ancora conclusa.

Sul corpo dell’operaio nessun segno di autodifesa, ferite all’addome e ad una guancia, il percorso anomalo del presunto fendente ‘autolesionistico’ mortale che gli ha reciso la giugulare. Nel carcere di Pesaro, assistita dall’avv. Jacopo Saccomani, Maria Andrada si è avvalsa della facoltà di non rispondere, in attesa dell’udienza di convalida. L’amministrazione comunale di Agugliano, il parroco, avevano cercato di aiutare la coppia con piccole somme di denaro, ma non è bastato. Adesso le bimbe sono affidate a parenti. ”Non c’è alcuna necessità di sentirle, ancorché in forma protetta” assicura il procuratore. ”Una vicenda umana penosissima” per il col. Concezio, ”che rende amaro l’innegabile successo investigativo”.