ROMA – Andrea Ermanno, sull'”Avvenire dei lavoratori” si interroga sulle ragioni delle violenze avvenute a Roma durante la manifestazione del 15 ottobre. La tesi è che sta nascendo un grande movimento internazionale, forse anche più grande di quello del ’68, ma l’Italia resta di rimanerne fuori a causa dei Black Bloc. E questo, secondo Ermanno, è dovuto al fatto che in Italia c’è uno scontro tra poteri, prima di tutto forti, che si ripercuote sulla società.
Nell’editoriale odierno Ermanno scrive: “Siccome al giorno d’oggi nel nostro continente i “regazzini” di norma non posseggono queste capacità di coordinamento tattico paramilitare, sorge il dubbio che il sostantivo “criminali” usato da Maroni indichi dei criminali veri, cioè una lievitazione di manovalanza criminale addestrata e mobilitata ad hoc. (Nel frattempo è giunta la notizia che gli addestramenti paramilitari sarebbero avvenuti in Val di Susa). Resta da comprendere l’attributo “infiltrati”. Le cronache riferiscono di circa cinquecento “infiltrati” che, tra Piazza San Giovanni e Via Merulana, hanno messo in scena un’orgia di violenza. Si erano “infiltrati” da sé? Erano lì convenuti per autonoma decisione loro? Cercavano distrazione tra una curva sud e l’altra? Se le parole hanno un senso, dobbiamo ritenere che sabato in Roma gli “infiltrati” puntassero a provocare una situazione nella quale – e qui citiamo di nuovo Maroni – “poteva scapparci il morto””.
“Se il bilancio si chiude “solo” con centotrenta all’ospedale e nessuno all’obitorio, lo si deve all’intelligenza delle forze dell’ordine. È questa per il Belpaese un’epoca di tensione – scrive ancora – Non mancano forti contrasti né sul piano politico né su quello economico e nemmeno su quello culturale. In questo scenario ha luogo il cozzo frontale tra le opposte fazioni della politica, nelle quali trovano contrastante estrinsecazione i mille interessi, più o meno framelici, più o meno feroci. Questo cozzo frontale, tutto inerente all’establishment (ma anche inerente a tutto l’establishment), ha dell’inaudito. Perciò, purtroppo, non possiamo dirci completamente sorpresi se a Roma qualche centinaio di “criminali infiltrati” è sceso in capo “alla ricerca del morto”. Non per la prima volta succedono queste cose, in Italia”.