SANTA CROCE CAMERINA – “Non ci posso credere…Se è stata davvero lei mi crolla il mondo addosso”. A parlare è David Stival, il papà del piccolo Andrea Loris, entrato in Procura a Ragusa da oltre 6 ore, insieme alla moglie Veronica Panarello.
Il primo a lasciare che il dubbio si insinuasse è stato proprio lui, un papà con lo sguardo perso, schiacciato da un peso e da una storia più grandi lui, che fino a poche ore prima non aveva esitato a difendere sua moglie definendola una “mamma speciale”.
A quasi cinque ore dall’arrivo negli uffici della Procura della Repubblica di Ragusa, Veronica Panarello è tuttora ascoltata dai pubblici ministeri che indagano sull’omicidio del suo bambino. La mamma è stata prelevata poco dopo le 17 nell’appartamento di via Garibaldi a Santa Croce Camerina e portata in Procura per “fare chiarezza” sulle molte, forse troppe contraddizioni riguardo al suo racconto di quel maledetto sabato 29 novembre.
Decine di giornalisti stazionano all’esterno del palazzo di giustizia in attesa della conclusione dell’atto istruttorio. In serata sono arrivati in Procura altri investigatori che in questi giorni hanno partecipato alle indagini sul delitto.
La svolta giunge dopo che per tutto il giorno si sono susseguite le voci di un arresto, forse due. In due, secondo gli investigatori, avrebbero tenuto fermo il povero Andrea Loris Stival e si sarebbero dati man forte a strozzarlo.
A dare il tono era stato Orazio Fidone, il ‘cacciatore’ che ha scoperto il cadavere del piccolo Loris. Per ora è l’unico indagato, anche se come atto dovuto, per sequestro di persona e omicidio. Lunedì mattina, festa dell’Immacolata, Orazio Fidone era nella piazza principale a parlare con amici e conoscenti c’era con lui il suo legale, l’avvocato Pietro Savà, che non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Lo ha fatto però Orazio Fidone, che, come riporta Repubblica, ha detto:
“Siamo sulla strada giusta”. Dice di non essere pentito di avere trovato il corpo: “Sono sereno, lo rifarei”. Oggi dice di “sentirsi più sollevato” anche se sostiene di “non aver mai avuto paura di restare impigliato” nella rete delle indagini.
L’atmosfera era carica di elettricità. Antonella Stival, zia di Loris, ha scritto sul suo profilo Facebook:
“Bastardi costituitevi”.
Proprio lei, una settimana fa, al Vecchio Mulino aveva parlato di una famiglia “non proprio da Mulino bianco”. “Bastardi, costituitevi”, è al plurale:
“Cosa che in molti leggono come un chiaro riferimento a qualcun altro”.
Poche ore dopo, la stessa Antonella Stival si è lanciata contro i giornalisti e ha sreitto sul suo profilo Facebook:
“Per ciò che riguarda i miei pensieri scritti sul mio diario, non fanno riferimento alla mia diretta conoscenza delle cose, ma solo ad un frutto dei miei pensieri addolorati da questa tragedia che ha colpito la mia famiglia ed al desiderio di giustizia, come credo l’abbia qualsiasi essere umano che si sente parte lesa. Il giornalismo “spazzatura”, non fa altro che mal interpretare la nostra rabbia ed il nostro dolore, cercando a tutti i costi di infangare la nostra famiglia e metterci l’uno contro l’altro. Da questo momento in poi, come ho chiuso il telefono di casa ed il mio cellulare agli sciacalli mediatici, chiuderò questo mio profilo FB e mi adopererò alla dovute denunce legali per stalking e distorsione delle cose scritte o narrate. Avete fatto del sano diritto d’informazione, una macchina di bugie e di diffamazione. Vergognatevi!!!”.
Anche il viceparroco di Santa Croce Camerina, Padre Flavio Maganuco se l’è presa con i giornalisti durante l’omelia della messa domenicale. Ha detto rivolgendosi ai tanti bambini presenti in chiesa:
“E’ stata una settimana particolare a scuola sono venute tante persone, anche troppe. E sono venute anche tante telecamere, anche qui in chiesa oggi, è una vergogna. Evidentemente non hanno altro da fare”.
E poi fuori della chiesa ha ribadito che “la comunità è stanca e arrabbiata” soprattutto per le cose “che sono state dette sulla città e sugli abitanti”.
Nel corso di tutta la Messa, nota Live Sicilia, il parroco non ha rivolto né una parola né una preghiera per Loris e per quello che è accaduto. Ha spiegato ai cronisti al termine della Messa:
“E’ inopportuno da parte mia dire qualsiasi cosa prima che venga fuori la verità intera sono state dette troppe cose e finché non c’é niente di certo non mi sento di dire nulla”.
In altre parole: qualcuno di loro, forse più di uno di loro, ha ammazzato un bambino e la colpa di tutto è dei giornalisti che ne parlano.
L’avvocato Francesco Villardita, legale della famiglia Stival, riferendosi alle indiscrezioni di stampa sulla mamma del piccolo Loris secondo le quali la donna avrebbe tentato negli anni scorsi per due volte di togliersi la vita, in un caso usando una fascetta di plastica, ha smentito tutto:
“Smentisco nel modo più assoluto che la signora Veronica Panarello abbia tentato nel passato un suicidio sia con che senza l’ausilio di fascette per elettricisti”.
A Veronica Panarello, gli investigatori hanno chiesto conto dei suoi tabulati telefonici. Di quei 36 minuti tra le 8.49 e le 9.25 di sabato 29 novembre in cui secondo gli investigatori rimase sola in casa con il figlio Loris, che non è mai andato a scuola a differenza di quanto afferma la madre. In quei 36 minuti la donna ha ricevuto una sola telefonata, dal marito, due minuti prima di uscire. Cosa si siano detti non si sa ammnoché se non siano i diretti interessati a svelarlo: i tabulati telefonici hanno registrato la chiamata ma non il contenuto.
Gli inquirenti sperano, ascoltando la donna, di ricomporre l’intricato puzzle. Cercano di ricostruire ancora più nel dettaglio la mattina di Veronica, le cui dichiarazioni sono andare a sbattere contro gli accertamenti e le verifiche fatte dagli investigatori.
Dai tabulati emerge dunque che due minuti prima di uscire di casa, alle 9.23, la madre di Loris parla con il marito Davide: una telefonata breve, seguita nel corso della mattinata da altre. I tabulati indicano complessivamente una decina di chiamate, tutte nella cerchia familiare. E una mezza dozzina di sms, la maggior parte dei quali dal gestore telefonico: indicazione, questa, che qualcuno ha tentato di chiamare il suo telefonino che però o era spento o non era raggiungibile o, ancora, era impegnato in un’altra chiamata.
Ma c’è dell’altro. Tra le 8.15 e le 8.32 di quel sabato mattina – vale a dire tra l’orario che Veronica Panarello indica a verbale come quello in cui è uscita di casa per portare i figli a scuola e quello indicato dalle telecamere che riprendono 3 soggetti, un adulto e due figure più piccole, uscire dal portone – nessuna delle altre persone che abitano nel palazzo di via Garibaldi 52 ha messo il naso fuori di casa. O erano già uscite o sono uscite più tardi. Dunque, è la conclusione degli investigatori, i tre soggetti che si vedono nelle immagini riprese dalla telecamera dell’emporio “Vanity and House” non possono che essere Veronica, Loris e il bimbo più piccolo. Così come non può essere che Loris la figura che sempre la stessa telecamera riprende riavvicinarsi al portone poco meno di un minuto dopo.
Nessun riscontro, invece, hanno dato le ricerche dello zainetto blu con le cinghie gialle di Loris. Per il secondo giorno gli elicotteri si sono alzati in volo perlustrando le campagne attorno al paese e nel tragitto fino al castello di Donnafugata, dove Veronica è andata dopo esser uscita di casa. Passando però, dicono gli investigatori dopo aver visto le immagini delle telecamere, per una strada diversa da quella indicata.
Ecco perché per tutto il giorno hanno rifatto ancora una volta il percorso registrato nelle immagini, passando sulla provinciale 35 davanti al bivio della strada che porta a Mulino Vecchio, svoltando a sinistra subito dopo i cassonetti dove la donna dice di aver gettato i rifiuti fino ad arrivare sulla provinciale 20 dove la riprende un’altra telecamera. Ma non hanno trovato nessuna traccia dello zaino. E nessuna spiegazione logica dei 6 minuti di troppo che Veronica impiega per percorrere quel tragitto.
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