SANTA CROCE CAMERINA (RAGUSA) – “Veronica non sei sola“, “Veronica Panarello è innocente“: su Facebook stanno spuntando come funghi gruppi in difesa della mamma di Andrea Loris Stival. Veronica è al momento in carcere (e unica indagata) per la morte del proprio figlioletto di 8 anni trovato morto a Santa Croce Camerina, vicino Ragusa. Ma a quanto pare, se negli ambienti investigativi la donna sta faticando a far valere le proprie difese, su internet ha trovato schiere di difensori pronti a giurare sulla sua innocenza.
”Veronica non sei sola” e’ la pagina che ha raccolto già 1229 ”mi piace”. Il nonno paterno di Loris, Andrea Stival, ha espresso nei giorni scorsi il proprio disappunto per quello che ha definito ”un cortile pubblico” sul terribile omicidio, chiedendo ”rispetto per chi soffre”.
”Vogliamo precisare – scrivono i creatori della pagina – che il nonno del piccolo Loris che vuol fare chiudere questa pagina (chissà poi perchè) è il nonno paterno Stival,padre di Davide. Al contrario il nonno materno Panarello padre di Veronica, e Antonella Stival zia di Veronica fanno invece parte di questa pagina e vi partecipano in maniera attiva visto che spesso scrivono e interagiscono con noi-voi. Per non parlare delle volte che ci hanno ringraziato pubblicamente per sostenere Veronica e la sua innocenza”.
I creatori scrivono anche: ”I visitatori ‘colpevolisti’ di questa pagina sono pregati di non insultare Veronica e di allontanarsi da qui. Ai sostenitori dell’innocenza della madre di Loris chiediamo invece di non rispondere alle persone sopra citate, che non meritano assoluta considerazione”.
Sul social c’e’ anche la pagina ”Panarello Veronica comunità” che ha collezionato finora 3285 ”mi piace”, e anche ”Veronica Panarello innocente” con 91 ”mi piace”, e un’altra ”Veronica Panarello comunità” con 414 ”mi piace”. C’e’ anche il gruppo ”AndreaLoris.Veronica Panarello Stival non è un mostro”. Su tutte le pagine si possono leggere commenti di migliaia di persone sulla tragedia di Santa Croce con la gente che si divide nel difendere o condannare l’indagata.