Questa la ricostruzione della tragica notte. Ora la Procura ha disposto l’autopsia sul corpo dell’uomo, descritto come tranquillo e gentile, per vedere se il comportamento possa essere la conseguenza dell’uso di stupefacenti. Iscritti nel registro degli indagati i due carabinieri che hanno aperto il fuoco.
La storia di questo imprenditore edile spezzino non convince. Non è il classico persecutore, lo stalker che si potrebbe immaginare. D’Imporzano era incensurato, nessuna denuncia per stalking, nessuna passione per le armi da fuoco né porto d’armi e nessuno che possa spiegare come abbia fatto a procurarsi un’arma illegale. Per questo hanno perquisito la casa della figlia dell’imprenditore dove l’uomo si era ‘rifugiato’ dopo la separazione dalla moglie.
La donna e i due figli sono stati ascoltati a lungo dai carabinieri del Comando provinciale, così come sono stati sentiti i due carabinieri che hanno sparato. Il magistrato incaricato dell’inchiesta, Giovanni Maddaleni, ha già disposto l’autopsia necessaria per capire se l’imprenditore avesse assunto sostanze e la direzione dei colpi che l’hanno ferito mortalmente.
Intanto, la sezione scientifica dell’Arma ha eseguito tutti i controlli sul luogo della sparatoria, effettuando le misurazioni per definire le distanze, repertando i bossoli delle semiautomatiche dei carabinieri e effettuando lo stub, il guanto di paraffina, sulle mani dell’imprenditore. La pistola è stata esaminata, così come le semiautomatiche dei carabinieri. Resta da capire perché Angelo D’Imporzano ”così buono e gentile” abbia deciso all’improvviso di ribellarsi alla vita.