Angelo Mai: a processo i Movimenti per la casa, accuse gravissime

Angelo Mai: a processo movimento lotta per la casa, accuse gravissime
Corteo dei comitati di Lotta per la Casa per l’emergenza abitativa.
(Foto Daniele Leone – LaPresse)

ROMA – Angelo Mai: in 22 a processo, tutti – fra cui Pina Vitale – attivisti del Movimento per la casa (Comitato popolare di lotta per la casa), realtà molto attiva e diffusa a Roma. Le accuse, con le quali il gip Anna Maria Fattori ha rinviato tutti a giudizio, sono gravissime: associazione a delinquere, estorsione, violenza privata, ingiuria e minacce. In ballo viene tirata anche Mafia Capitale, alcune decisioni del sindaco Marino e una telefonata del suo ex vice Luigi Nieri a una delle occupantiAdelaide Pierucci sul Messaggero illustra nel dettaglio tutte le ragioni dell’accusa:

Non un gruppo di benefattori impegnati a dare un tetto a chi non ce l’ha. Ma un’associazione a delinquere organizzata allo scopo di compiere occupazioni abusive di immobili e quindi estorsioni ai bisognosi collocati. Il gip Anna Maria Fattori ieri ha disposto il rinvio a giudizio per i ventidue indagati coinvolti nell’inchiesta sulle occupazioni, a partire dalla leader storica del «Comitato di lotta per la casa» Maria Giuseppa Vitale, 58 anni, nota come Pina. Il processo si aprirà a marzo davanti alla settima sezione penale.

Così come ricostruito dal pm Luca Tescaroli, 14 dei 22 indagati dovranno rispondere proprio di associazione a delinquere «per aver pianificato ed attuato l’occupazione» di uno stabile in via Terme di Caracalla trasformato nel centro sociale Angelo Mai, dell’ex scuola Amerigo Vespucci e dell’ex clinica San Giorgio. Un’accusa pesante a cui vanno aggiunte le contestazioni di furto di risorse energetiche (elettricità, gas e acqua), di estorsione, violenza privata, ingiuria, e minacce.

Secondo la procura infatti i rappresentanti del Comitato avevano messo in piedi un’associazione che, con la scusa di trovare un alloggio per i bisognosi, «li costringeva a occupare gli edifici, per poi estorcergli denaro e prestazioni lavorative gratuite, sotto minacce, ingiurie e violenze». In particolare «la Vitale partecipava a tutte le invasioni di edifici, assumendo il ruolo di leader e rivendicando il ruolo di “proprietaria” degli stabili». Per chiedere poi soldi alle «famiglie che collocava negli stabili» con «minacce e violenze» allontanando «chi non ottemperava alle imposizioni». Facendo inoltre «leva su legami con esponenti delle istituzioni per acuire la forza delle intimidazioni esercitate».

Nelle carte dell’accusa si intrecciano addirittura le occupazioni degli stabili con l’inchiesta su “Mafia Capitale”, perché, dopo gli sgomberi che avevano buttato 70 famiglie in strada, il Comune le aveva ricollocate nel Consorzo Eriches 29 di Salvatore Buzzi. Lo spiega sempre Pierucci sul Messaggero:

Indagando sugli appalti «truccati» vinti dalle Coop che fanno riferimento a Salvatore Buzzi e, indirettamente, a Massimo Carminati, i magistrati della procura di Roma si sono imbattuti anche col «Comitato popolare di lotta per la casa». Le intercettazioni si sovrappongono. Il 14 marzo 2014 il gup dispone il sequestro dei tre immobili occupati abusivamente: l’ex sede distaccata dell’istituto tecnico Hertz in via Tuscolana 1113, l’ex scuola Vespucci di via delle Acacie e dell’Angelo Mai. Il 20 marzo il vicesindaco Luigi Nieri chiama Giorgina Pilozzi, dell’associazione Probabis (che gestiva l’Angelo Mai ed è ora a giudizio). Le dà delle spiegazioni: «Dobbiamo fare un incontro io e la segreteria del sindaco con l’Avvocatura per capire come procediamo con il passaggio, soprattutto per quanto riguarda la vicenda dell’Angelo Mai. Perché ieri sera abbiamo fatto questo passaggio forzando la mano».

Il 26 marzo il sindaco Ignazio Marino presenta al pm Luca Tescaroli un’istanza di dissequestro dei tre immobili, allegando le note di Nieri e l’assessore alla casa Daniele Ozzimo (indagato per Mafia Capitale). L’8 aprile l’Amministrazione trova una sistemazione per gli occupanti: il Consorzio Eriches 29 di Buzzi.

Nei titoli dei giornali si sono spesso confuse le occupazioni dei movimenti della casa con le vicende legate alle assegnazioni delle case popolari, dalle storie di corruzione che riguardano gli uffici e i dirigenti che si occupano di alloggi popolari ai piccoli e grandi abusi, per non parlare delle mafie, di chi con la forza si prende la casa popolare che non gli spetterebbe. Ma non ci sono, fra gli edifici occupati dal Comitato Popolare di Lotta per la Casa, stabili dell’Istituto Case Popolari o enti omologhi.

La difesa di Pina Vitale e degli altri attivisti è che la somma ritenuta dal pm Tescaroli frutto di estorsione è in realtà una quota di autofinanziamento di 100 euro al mese che gli occupanti versavano per pagare le spese di uso e manutenzione degli stabili. I movimenti per la casa occupano infatti palazzi in disuso – per lo più edifici pubblici abbandonati – che poi ristrutturano grazie anche al lavoro degli stessi occupanti. Quel lavoro è anch’esso ritenuto estorsione. Scrive Leonardo Bianchi su Vice News:

Per capire come si sia potuto arrivare a questo punto è utile ripercorrere la storia di queste occupazioni e i legami tra loro. L’Angelo Mai nasce nel 2004 con l’occupazione di un ex convitto abbandonato nel Rione Monti, nel pieno centro della Capitale: è qui che, spiega il sito, “venticinque famiglie in emergenza abitativa e un folto gruppo di artisti lottano per il diritto alla casa e per il diritto agli spazi indipendenti per le arti e la cultura.” Nel 2006 l’Angelo Mai viene sgomberato ma continua la sua attività in giro per la città. Nel 2009 riapre in viale delle Terme di Caracalla, in seguito ad un’assegnazione del Comune di Roma attraverso la delibera 26 del 1995. Nel 2012 vengono apposti i sigilli al bar-osteria, ossia il principale canale di autofinanziamento del centro sociale, ma gli attivisti decidono di rioccupare comunque l’Angelo Mai. Paradossalmente, il sequestro è avvenuto mentre erano in corso le procedure amministrative di “regolarizzazione”.

Il trait d’union tra l’Angelo Mai e le occupazioni di Centocelle e Tuscolana è la cuoca del bar-osteria: Pina Vitale (detta “Pinona”), un’attivista di lungo corso nonché leader del Comitato popolare di lotta per la casa. È lei che sta dietro all’occupazione dell’ex scuola Amerigo Vespucci di via delle Acacie 56 del maggio 2009. Da allora l’edificio ospita più di quaranta nuclei familiari per metà italiani e metà stranieri.

Il modello peculiare di queste occupazioni, come ha spiegato Vitale, è la previsione di “una quota di cento euro al mese che è una quota di autocostruzione.” In più, le famiglie sono disposte all’interno dell’edificio secondo una politica—illustrata qui—di “integrazione forzata”, nel senso che “gli abitacoli lungo i corridoi vengono occupati uno da una famiglia italiana e quello immediatamente successivo da una famiglia immigrata.” L’accusa di “estorsione” probabilmente si riferisce a quella quota di “autotassazione”.

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