Angelo Mascolo, il giudice che girerà in pistola: “Lo Stato non c’è”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 25 Marzo 2017 - 17:04 OLTRE 6 MESI FA
Angelo Mascolo, il giudice che si arma: "Da ora girerò con la pistola"

Angelo Mascolo, il giudice che si arma: “Da ora girerò con la pistola”

TREVISO – Un giudice di Treviso, Angelo Mascolo, ha annunciato pubblicamente l’intenzione di armarsi. “Lo Stato non c’è – sono le parole di Mascolo – d’ora in poi sarò armato”. Se sul fronte politico la presa di posizione ha trovato subito il sostegno della Lega, con il leader Matteo Salvini e il Governatore veneto, Luca Zaia, sul fronte delle toghe netta la dissociazione da parte dell’Associazione magistrati regionale, che ha annunciato di valutare provvedimenti nei suoi confronti, qualora i probiviri ne riscontrassero l’opportunità.

Tutto nasce da un fatto di cronaca apparentemente banale che il magistrato ha deciso di raccontare con una lettera pubblicata dai quotidiani veneti del gruppo Finegil. Mascolo era alla guida della propria auto e dopo aver superato un’altra vettura si è accorto che gli occupanti di questa avevano iniziato a inseguirlo, dando ‘colpi’ di abbaglianti. Il giudice è riuscito a raggiungere una pattuglia di carabinieri, ai quali gli inseguitori hanno detto l’inseguimento era nato solo “per esprimere critiche” sul modo di guidare dell’uomo.

Ma qui è sorta la riflessione del giudice Mascolo: “se fossi stato armato, come è mio diritto e come sarò d’ora in poi – ha scritto – che sarebbe successo se, senza l’intervento dei carabinieri, le due facce proibite a bordo della Bmw mi avessero fermato e aggredito, come chiaramente volevano fare?”. Aggiungendo: “se avessi sparato avrei subito l’iradiddio dei processi (eccesso di difesa, la vita umana è sacra e via discorrendo) da parte di miei colleghi che giudicano a freddo e difficilmente (ed è qui il grave errore) tenendo conto dei gravissimi stress di certi momenti”.

L’Anm del Veneto si è detta “sgomenta dinanzi alle esternazioni pubbliche del collega Mascolo. Se ne dissocia, riservandosi di interessarne il collegio dei probiviri per le valutazioni disciplinari”. “I magistrati veneti, a differenza del collega Mascolo – ha rilevato l’Anm – credono profondamente nello Stato e si impegnano ogni giorno a difenderlo e a difendere tutti i cittadini senza ricorrere alla violenza o alle forme di vendetta e omicidio, che il collega richiama a sproposito e pare anzi auspicare”. E proprio a risolvere il caso di Mascolo, rincara l’Anm, “sono stati i carabinieri, che come tutte le forze dell’ordine, garantiscono con sacrificio la sicurezza dei cittadini”.

Per il governatore Zaia, invece, il magistrato “fotografa la realtà”. “Aggiungo – ha detto Zaia – che è urgente rivedere e ampliare al massimo il concetto di legittima difesa”. “I cardini della sicurezza di cui i cittadini hanno diritto – ha concluso – sono legittima difesa senza tentennamenti, pene dure, pene certe e scontate fino all’ultimo giorno, forze dell’ordine messe nelle condizioni ottimali per fare il loro lavoro, che è combattere i delinquenti e difendere la brava gente”.