Anis Amri, espulso amico tunisino: cercava i poliziotti-eroi di Sesto San Giovanni

Anis Amri, espulso amico tunisino: cercava i poliziotti-eroi di Sesto San Giovanni
Anis Amri, espulso amico tunisino: cercava i poliziotti-eroi di Sesto San Giovanni

ROMA – Perde un altro pezzo la rete di contatti in Italia del terrorista Anis Amri, il responsabile della strage di Berlino bloccato e ucciso dai due poliziotti, Luca Scatà e Cristian Movio, in un conflitto a fuoco a Sesto San Giovanni il 23 dicembre. Hisham Alhaabi, un 37enne tunisino residente a Latina, che – secondo gli investigatori – aveva aderito alla compagine “radicale” gravitante attorno alla moschea di Latina, opposta all’imam moderato Arafa Rekhia Nesserelbaz, è stato espulso con un volo diretto a Tunisi su provvedimento del ministro dell’Interno, Marco Minniti.

L’utenza a lui intestata è risultata tra i contatti di Amri quando quest’ultimo, nel giugno 2015, era stato ospitato nell’abitazione di Yaakoubi Montasser e della sua compagna, ad Aprilia, in provincia di Latina. Inoltre la stessa utenza era associata a un profilo Facebook su cui sono stati riscontrati elementi che denotano l’adesione all’ideologia jhadista e l’appartenenza a un circuito di relazioni virtuali composto da soggetti riconducibili allo Stato Islamico.

Secondo quanto riporta il Messaggero, Hisham Alhaabi, 37 anni, residente in Italia dal 2011 con regolare permesso di soggiorno, è stato espulso proprio per il sospetto che potesse vendicarsi dei due poliziotti-eroi. La sua era una vera e propria ossessione. Cercava notizie sui due agenti su Internet, con la concreta ipotesi di minacce o peggio.

Alhaabi viene descritto dagli inquirenti come un “personaggio solitario”, bracciante in un’azienda agricola di Borgo Podgora per 5mila euro l’anno. È legato ad Amri in quanto risiede in un casale di proprietà delle due sorelle di Campoverde una delle quali è compagna di Yacoubi Montasar, che a sua volta ha ospitato il terrorista tra 2015 e 2016. Non è un caso che il numero di Amri nel cellulare di Alhaabi sia quello più contattato. Islamico radicale, si era contrapposto ad Arafa Rekhia Nesserlbaz, imam moderato di Latina. ed è considerato l’elemento centrale della “cellula jihadista” che gravitava tra Roma e Latina, con cui Amri era in contatto.

Con quest’ultima espulsione, la ventunesima del 2017, salgono a 153 i soggetti vicini ad ambienti dell’estremismo religioso espulsi con accompagnamento alla frontiera dal gennaio 2015. Diverse delle ultime misure di allontanamento hanno riguardato soggetti che erano entrati in contatto con Amri, l’uomo che il 19 dicembre scorso si lanciò alla guida di un tir sulla folla radunata in un mercatino di Natale a Berlino uccidendo 12 persone – tra cui una giovane italiana, Fabrizia Di Lorenzo – e ferendone 50. Amri era stato detenuto per 4 anni in Italia, spostato da un carcere all’altro della Sicilia a causa dei suoi comportamenti violenti, e per qualche tempo, dopo che la Tunisia non recepì le richieste di espulsione, ha vissuto appunto ad Aprilia.

Il 13 gennaio era stato espulso dal Cie di Torino un tunisino di 32 anni: le indagini avevano rilevato contatti con un connazionale, membro dell’Isis, a sua volta entrato in collegamento con l’attentatore di Berlino. Il 19 gennaio un’altra espulsione aveva riguardato un tunisino 53enne, pluripregiudicato e senza fissa dimora, che il 28 dicembre, nella mensa della Caritas di Latina, aveva minacciato un volontario e gli aveva detto “i tuoi fratelli hanno ammazzato un mio fratello a Milano”, riferendosi ad Amri. Il 25 febbraio erano stati allontanati altri due tunisini: uno di loro, 47enne senza fissa dimora, è risultato intestatario di un utenza telefonica risultata presente tra i contatti di Amri. Un copione analogo a quello dell’ultima espulsione.

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