POTENZA – Omicidio volontario, non suicidio. La procura di Potenza ha riaperto il caso di Anna Esposito, la poliziotta che indagava sul caso Claps e che è stata trovata morta nel suo alloggio all’interno della caserma Zaccagnini di Potenza. Sono passati 13 anni da quel 12 marzo 2001, eppure solo ora è stata riaperta l’indagine con una nuova ipotesi di reato: Anna, 35 anni, mamma di due bambine, non si ammazzò. Ma potrebbe essere stata uccisa. Troppi dubbi su quella morte, analizzati da un’inchiesta giornalistica (“Il segreto di Anna”, di Fabio Amendolara) messa ora agli atti dalla procura di Potenza.
Anna venne ritrovata impiccata, ma praticamente seduta a terra. Con un cinturone legato al collo, la cui ansa di scorrimento era sul lato destro del collo anziché, a rigor di logica, essere sul lato posteriore. Anna aveva passato la giornata con le figlie, nella stanza era stato trovato un abito da sera appoggiato sul letto come se fosse pronta a uscire, il suo diario venne ritrovato con pagine strappate e mai più ritrovate. Senza contare la sensazione, su cui evidentemente non si è indagato a sufficienza, che sia la camera che la stanza di Anna Esposito in Questura fossero state rovistate.
Uccisa? Ma da chi e perchè? Una pista viene seguita dagli inquirenti. Il giorno in cui è morta Anna aveva appuntamento con Gildo Claps, il fratello di Elisa Claps, la ragazzina scomparsa a Potenza nel 1993 e ritrovata cadavere nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità nel 2010. Era stata Anna a chiamare Gildo, voleva parlargli ma non riuscì a dirgli di cosa. Tempo dopo la mamma della poliziotta disse a Gildo che la figlia le aveva confidato che in Questura qualcuno sapeva dove fosse il corpo di Elisa.