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Annamaria Mantile, la prof di Napoli non è morta per il vaccino Astrazeneca ma per un infarto intestinale

di Redazione Blitz |10 Marzo 2021 15:17

Annamaria Mantile, la prof di Napoli non è morta per il vaccino Astrazeneca ma per un infarto intestinale (foto Ansa)

Annamaria Mantile, la prof di Napoli non sarebbe morta per il vaccino Astrazeneca ma per un infarto intestinale. La Mantile è morta tre giorni dopo aver ricevuto la prima dose del vaccino anti Covid ma il suo decesso non sarebbe stato causato da un infarto intestinale.

Lo spiega ‘Il Mattino’ citando l’esito dell’autopsia sul corpo della professore campana. L’autopsia dimostrerebbe che non sarebbe stato il vaccino Astrazeneca a causare la morte della 62enne.

Annamaria Mantile, secondo l’autopsia non è morta per il vaccino Astrazeneca ma per un infarto intestinale

Poche ore dopo aver ricevuto la dose del vaccino, la donna avrebbe iniziato ad accusare forti dolori addominali, febbre e nausea. Stando all’autopsia, questi sintomi non sarebbero stati provocati dal vaccino ma dall‘infarto intestinale.

L’infarto sarebbe stato causato dal peggioramento delle sue condizioni di salute ed in particolare   dal sequestro, nella parete addominale, di un’ansa del tratto digerente.

Annamaria Mantile è morta per un infarto intestinale e non per il vaccino Astrazeneca, sarebbero sotto inchiesta il suo medico di base ed il cardiologo

In estrema sintesi, l’infarto sarebbe stato causato da un forte sanguinamento dopo tre giorni di grande sofferenza.  Questo sarebbe l’esito dell’autopsia che è stata eseguita da un collegio di periti, consulenti tecnici d’ufficio, nominati dalla Procura di Napoli. 

Per il decesso della professoressa di Napoli sarebbero finiti sotto inchiesta il suo medico di base ed il cardiologo che era stato allertato dopo il peggioramento delle condizioni di salute della Mantile.

I due medici non avrebbero compreso la gravità delle situazione e le avrebbero prescritto solamente un antispastico e delle soluzioni per la disidratazione. Inoltre i due dottori l’avrebbero indirizzata in ospedale solamente quando la situazione era ormai compromessa.

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