ROMA – Via libera definitivo al ddl anticorruzione. La Camera ha approvato il testo che, tra le altre cose, reintroduce il reato di falso in bilancio e prevede pene più severe per corruzione e mafia. I voti a favore sono stati 280, 53 i contrari, 11 gli astenuti. Contro hanno votato M5S e Forza Italia. La Lega si è astenuta. Un lungo applauso si è levato dai banchi del Pd alla lettura del risultato.
Nel ddl ci sarà anche una “sostanziale cancellazione della prescrizione”. Lo ha spiegato il premier Matteo Renzi, intervenuto a Vicenza al comizio elettorale a favore di Alessandra Moretti, candidata Pd in corsa per la presidenza della Regione Veneto. “Con questa norma – ha detto Renzi – non saranno possibili né la prescrizione, né forme di patteggiamento che in Veneto anche voi conoscete bene”. Il riferimento è all’inchiesta sul Mose di Venezia. “Non voglio dire che noi siamo onesti e loro ladri ma noi i ladri li mandiamo a casa”.
Il disegno di legge approvato oggi ha preso le mosse da un testo presentato oltre due anni fa da Pietro Grasso, unico atto da parlamentare prima di diventare presidente del Senato. Un testo in seguito rimaneggiato, anche per iniziativa del governo e del ministro della Giustizia, Andrea Orlando. Sono per lo più frutto di emendamenti governativi, infatti, la riforma del falso in bilancio nella sua attuale versione, l’inasprimento delle pene per la corruzione, la previsione di una stretta collaborazione tra inquirenti e Autorità nazionale anticorruzione, il patteggiamento condizionato alla restituzione del maltolto.
Queste le principali novità:
CORRUZIONE: Le pene per il reato di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio aumentano di 2 anni sia nel massimo, passando da 8 ai 10 anni; sia del minimo, da 4 a 6. Questo ha l’effetto di allungare i termini di prescrizione del reato. Mentre va da 6 anni nel minimo e a 10 anni e 6 mesi nel massimo quella per induzione. Per la corruzione in atti giudiziari si rischia da 6 a 12 anni.
CORROTTI VIA DA CONTRATTI CON PA PER 5 ANNI: Sale a 5 anni il divieto di contrarre con la pubblica amministrazione per chi è condannato per un reato di corruzione.
CONCUSSIONE NON SOLO PER PUBBLICO UFFICIALE : Il reato di concussione scatta non solo per il pubblico ufficiale, ma anche per l’incaricato di un pubblico servizio. La pena resta da 6 a 12 anni
416 BIS – PENE PIÙ SEVERE PER MAFIOSI E BOSS: Chi fa parte di un’associazione di stampo mafioso è punito con la reclusione da 10 a 15 anni (ora la pena va dai 7 ai 12 anni). Pene più severe per i boss alla guida del sodalizio mafioso: la pena va da 12 a 18 anni ( e non da 9 e 14). Se l’associazione è armata la pena della reclusione è aggravata: va da 12 a 20 anni , mentre per i `capi´ in questi casi la pena va da 15 a 26 anni
PATTEGGIAMENTO “A CONDIZIONE” CON REATI DI CORRUZIONE: In caso di corruzione per l’esercizio della funzione, in atti giudiziari, induzione indebita concussione e peculato il patteggiamento sarà condizionato alla restituzione del prezzo o del profitto del reato.
PIÙ POTERI ALL’ANAC Il pubblico ministero che procede per corruzione, concussione, ma anche turbata libertà dell’asta pubblica e traffico di influenze è obbligato ad informare il presidente dell’Autorità Anticorruzione.
TORNA IL FALSO IN BILANCIO: Il falso in bilancio, con cui spesso vengono costituiti fondi neri, torna ad essere reato. Ma non un reato di danno, bensì di pericolo: non si dovrà provare di aver alterato il mercato o di aver prodotto un danno alla società, come invece chiedevano FI e Ncd. Già il ddl Grasso prevedeva una riscrittura della disciplina in materia. Il testo ora approvato prevede una distinzione tra società quotate e non quotate. Chi falsifica il bilancio di società quotate in borsa, rischia da 3 a 8 anni di reclusione. Per le altre società, nel caso in cui “consapevolmente” si espongano “fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero” o li si omettano, la reclusione va da 1 a 5 anni: niente intercettazioni, dunque, previste solo per i reati con condanne superiori ai 5 anni. Per le piccole società che da codice civile non possono fallire è prevista la procedibilità a querela di parte. I fatti di lieve entità sono puniti con il carcere da 6 mesi ai 3 anni; prevista, la non punibilità per particolare “tenuità del fatto”. Per tutti i tipi di società salgono le sanzioni pecuniarie: i vertici rischiano di pagare dalle 200 alle 600 quote.