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Antonio Cianci “maturo e affidabile” nella relazione del carcere. Ma ha tentato subito di uccidere

di Alberto Francavilla |10 Novembre 2019 18:03

Il carcere in cui era recluso Antonio Cianci (foto Ansa)

Il carcere in cui era recluso Antonio Cianci (foto Ansa)

ROMA – Il carcere di Bollate definiva Antonio Cianci come consapevole, maturo, affidabile. In poche parole, il suo percorso riabilitativo in cella giustificava il permesso premio dell’ergastolano (condannato per aver ucciso 3 carabinieri nel 1979). Ma, una volta fuori, Cianci ha tentato di uccidere un anziano per rapinarlo. Il permesso premio era stato disposto dal Tribunale di Sorveglianza di Milano. Il permesso “di 12 ore” era stato concesso sulla base di una norma che prevede la valutazione di buona condotta e assenza di pericolosità sociale. Da quanto si è saputo, il Tribunale di Sorveglianza, con un provvedimento dello scorso 26 luglio, ha disposto la concessione dei permessi premio per Cianci (dall’estate in poi era già uscito 3-4 volte) sulla base di una relazione favorevole del carcere di Bollate che attestava il cambiamento reale del detenuto.

Un carcere-modello dove il 60enne era arrivato nel 2017 (prima era sempre stato detenuto ad Opera) dopo un’altra valutazione positiva. Valutazioni che, in sostanza, davano conto che Cianci, detenuto da 40 anni ininterrottamente, dopo i primi anni ‘faticosi’ in cui in carcere aveva subito anche provvedimenti disciplinari, nell’ultimo periodo si era sempre comportato bene, tanto che in passato era stato anche ammesso al lavoro esterno per un breve periodo.

Il permesso aveva la durata di 12 ore (dalle 9 alle 21 di ieri) con obbligo di accompagnamento del detenuto dal carcere a Cernusco sul Naviglio, dove abita la sorella, e con lo stesso obbligo per il rientro in carcere. Cianci, che negli altri casi di permessi non aveva commesso violazioni (ai primi di novembre lo ottenne di 3 giorni), si è invece allontanato da Cernusco.

Il beneficio era stato concesso sulla base dell’articolo 30 ter della legge sull’ordinamento penitenziario che lo riserva ai condannati all’ergastolo, dopo 10 anni di detenzione, che hanno “tenuto regolare condotta” e che “non risultano socialmente pericolosi”. E viene verificato, dunque, il percorso rieducativo perché i permessi premio puntano al graduale reinserimento del detenuto, anche degli ergastolani, come Cianci (il suo non era ‘ostativo’), che dopo 26 anni di carcere possono anche richiedere, poi, la liberazione condizionale.

Gli atti giudiziari su Antonio Cianci.

Un killer spietato e lucido, che non esitava a sparare “alle spalle”, al volto e “al cuore” di una persona a terra, e poi a “frugare tra i cadaveri” per portare via le armi alla sue vittime, tre carabinieri e un metronotte. E’ la figura, come emerge dagli atti giudiziari dell’epoca, di Antonio Cianci, il 60enne condannato all’ergastolo per l’omicidio nel ’79 di 3 militari di Melzo e che 5 anni prima, a 15 anni, aveva già ucciso un metronotte, sempre nel Milanese. Ieri in permesso premio ha tentato di uccidere un anziano per una rapina nel parcheggio sotterraneo dell’ospedale San Raffaele di Milano.

Era detenuto nel carcere di Bollate e ora si trova a San Vittore e dovrebbe essere interrogato dal gip non prima di domani, mentre il pm si appresta a chiedere la convalida del fermo e la custodia in carcere per tentato omicidio e rapina. “Stava frugando sopra i cadaveri”, così un teste aveva descritto 40 anni fa il comportamento di Cianci, subito dopo che aveva sparato ai 3 carabinieri che lo avevano fermato per un controllo.

Nel ’74, quando era ancora adolescente, uccise, sempre per rapina, il metronotte Gabriele Mattetti, 29 anni, sparandogli un primo colpo “alle spalle”, e dopo che il giovane era già a terra, anche due colpi “al viso” e infine “uno al cuore”. E gli rubò l’arma che venne ritrovata in casa del 15enne nascosta “nello schienale di una poltrona del soggiorno”.

Ieri, quando ha aggredito l’anziano, indossava una felpa da inserviente del San Raffaele, che si era procurato poco prima. Il 79enne (in ospedale per far visita ad una parente), stando a quanto ricostruito dalla polizia, quando se l’è trovato davanti nel piano ‘meno 1’ dell’ospedale dove era andato alla ricerca di una macchinetta del caffè, dato il suo atteggiamento minatorio, ha deciso di dargli pochi soldi. E sperava che Cianci si allontanasse. Il 60enne, però, ha iniziato a minacciarlo perché voleva anche il suo cellulare e al rifiuto dell’anziano l’ha colpito vicino alla giugulare con un taglierino. Lo stesso taglierino che ha gettato, poi, assieme al telefonino, in un bidone, non appena ha visto gli agenti avvicinarsi a lui nei pressi della stazione della metro di Cascina Gobba. (Fonte Ansa).

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