Parma, TeatroDue: 40 anni di foto per il Baby Hospital a Betlemme

Pubblicato il 10 Febbraio 2012 - 08:00 OLTRE 6 MESI FA

PARMA – Il 19 febbraio al Teatro Due di Parma a partire dalle 20,30 verranno battute all’asta con scopo benefico 150 fotografie di Antonio Mascolo, un’eccezionale racconto per immagini di 40 anni di viaggi, scoperte e incontri. I soldi che verranno raccolti saranno devoluti in beneficenza al Baby Hospital di Betlemme, una struttura a ridosso del Muro che cura bimbi e mamme di ogni nazionalità e religione.

Lui, Antonio Mascolo, è prima di tutto giornalista con un antico ma vivissimo (o ,come sospira lui, “antichissimo”) passato sportivo alternato tra atletica e rugby; tra il ’72 e l’88 milita alla Gazzetta di Parma e, in quegli stessi anni, inizia inseguimenti giornalistico-spirituali, di quelli che poi ti ricordi poi per tutta la vita, come i 45 giorni a piedi in Etiopia sulle orme di Vittorio Bottego, oppure il viaggio a Perth per seguire Azzurra durante la Coppa America nell’ 87, o, ancora, la scoperta per il settimanale “L’Europeo” della “regina d’africa” Ketty Bonazza in Burkina Faso. Poi è stato per vent’anni direttore della Gazzetta di Modena e infine, nel 2008, ha fondato il sito parma.repubblica.it “dove tutt’ora-dice lui- abito la battaglia”. In più, un legame con Teatro Due esiste, ed è anche bello solido: in quanto critico teatrale (sì, anche quello) ha assistito alla nascita della Compagnia del Collettivo negli anni ’70.

L’idea dell’asta è venuta in mente a Mascolo per ricordare due cari amici scomparsi prematuramente nel 2010 ad una settimana l’una dall’altro, Patrizia Grossi e Sergio Capobianco. L’idea nasce, soprattutto, da “un’occasione mancata” come dice lui: la foto di un luogo dove Patrizia è venuta e dove Sergio non è mai riuscito ad andare, ovvero Betlemme, agli inizi della costruzione dello scandaloso muro. Scrive Mascolo: “Capitiamo al Baby hospital e siamo completamente rapiti dalla bravura , dal coraggio, di queste persone che curano sia israeliani che palestinesi. Oggi tutto questo è assai più complicato per via di 8 metrì di cemento in altezza per 700 km di lunghezza. Eppure quelli del Baby Hospital continuano a curare, continuano a testimoniare. Quante volte ne abbiamo parlato, quante volte ci siamo promessi di andare o tornare. Ecco, la fotografia , dio delle piccole cose, permette anche questo. Patrizia e Sergio, assieme a tutti noi, continueranno a vivere a Betlemme. E forse ci sentiremo tutti più utili”.