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Sospetti su una consulenza a Balducci: indagato presidente del Tar lombardo

di admin |26 Maggio 2010 13:33

Angelo Balducci

Il presidente del Tar della Lombardia è indagato nell’ambito dell’inchiesta sui Grandi Eventi: Piermaria Piacentini avrebbe “rimesso in gioco” una ditta vicina alla “cricca” per i lavori dell’autostrada “Broni-Pavia-Mortara”. La riammissione fu inoltre decisa dopo la consulenza che il Tar affidò proprio ad Angelo Balducci, uno dei principali esponenti della “cricca”.

Le ipotesi di reato nei confronti di Piacentini sono abuso d’ufficio e corruzione. Gli atti dell’indagine sono stati trasmessi alla Procura di Milano da quella di Firenze, che si sta occupando della vicenda “appaltopoli”. Il nome di Piacentini compariva in alcune intercettazioni che riguardavano non solo l’appalto per l’autostrada regionale, ma anche l’affidamento di altri appalti pubblici.

Altre intercettazioni riguardano conversazioni tra il magistrato e l’avvocato Guido Cerruti, che nell’ambito dell’inchiesta fiorentina fu messo agli arresti domiciliari.

Per quanto riguarda l’autostrada “Broni-Pavia-Mortara”, lunga 52 chilometri, l’importo stimato per l’appalto era di circa un miliardo e ottocento milioni. Nel luglio del 2008 l’appalto fu assegnato alla Sabron. Il Consorzio Sis fa ricorso al Tar, che incarica della consulenza Angelo Balducci: il 20 gennaio 2010 Balducci deposita al Tar della Lombardia la consulenza richiesta, che dà parere favorevole al Consorzio Stabile Sis, rappresentato e difeso dagli avvocati Raffaella Di Tarsia di Belmonte e Patrizio Leozappa. Nomi già “noti” ai giudici fiorentini.

Nelle intercettazioni agli atti dell’indagine Piacentini chiama l’avvocato Guido Cerruti chiedendogli di inviargli una copia dell’ordinanza che lui ha perso. Cerruti chiama l’avvocato Di Tarsia e gli dice di rimediare, ma la Di Tarsia gli dice di averla buttata: “Io giustamente l’ho frullata”. La reazione di Cerruti fa pensare che si tratti di qualcosa di “poco chiaro”: “Ma porca, ci vado io in galera”.

A quel punto Cerruti decide di rivolgersi a Leozappa, genero del presidente del Tar del Lazio De Lise: dalle indagini l’avvocato risulta “in stretti rapporti con Balducci e Anemone”. Questo lo rassicura di avere una copia del documento in un luogo sicuro: “Fammi fare mente locale perché mi pare che per prudenza l’ho messa da qualche parte”.

Piacentini cerca di difendersi dalle accuse sbandierando l’arma dell’ingenuità: “Sono stato un ingenuo. Dovevo affidare una consulenza, mi serviva lo schema del documento da compilare e lo chiesi all’avvocato. Avrei dovuto rivolgermi al Tribunale di Milano”.

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