Lo 0,1 per cento di possibilità: un dato bassissimo, prossimo al nulla. Ma se riferito alla possibilità che avvenga un terremoto pari o superiore al grado 5.5 della scala Richter, allora anche quel dato inizia a far paura. Così proprio quello 0,1 per cento ha bloccato i lavori nel centro storico dell’Aquila: nuovi crolli, nel caso che quella minima possibilità si realizzzi, metterebbero a repentaglio gli operai.
C’è un altro dato che fa paura: il 2 per cento, che riguarda tutti i terremoti di magnitudo superiore al quarto grado. Numeri diffusi in una nota che alcuni giorni fa l’Istituto Nazionale dei Geofisica e Vulcanologia ha inviato alle autorità locali, e che concernono tutta l’area dell’Alta Valle dell’Aterno e dei Monti Reatini.
D’altra parte lo sciame sismico nell’Italia centrale continua: anche ieri la terra ha tremato in Emilia Romagna. Una scossa a Forlì che non ha avuto conseguenze, se non quella di riportare paura e riflettori sul pericolo terremoti in Italia. “Anche il 5 aprile del 2009, il giorno prima del disastro dell’Aquila, dice il sindaco Massimo Cialente, a Forlì ci fu un terremoto. In questi giorni di continue scosse la verità è che siamo ripiombati nell’incubo”.
Ma a Enzo Boschi, presidente dell’Istituto Nazionale dei Geofisica e Vulcanologia, quella percentuale non va giù: “Quel calcolo è solo un esperimento che non costa nulla. E non era una nota riservata agli enti locali. Lo ribadisco: i terremoti non si prevedono, domani potrebbe essercene uno ancira più grande. E dunque il problema è un altro. In Nuova Zelanda ce n’è appena stato uno di magnitudo 7.2 e non ci sono state vittime. Il problema sono le case, sono i poteri locali che dovrebbero assicurare la solidità degli edifici. Invece si preferisce scaricare tutto contro i sismologi, perché tanto non hanno partiti alle spalle”.
Eppure i sismologi della zona ammettono che una sismicità tanto elevata non si registrava da 20 anni: 2100 scosse in otto mesi. Lo scienziato aquilano Christian Del Pinto osserva che lo sciame sta crescendo di intensità e si sta addensando intorno a Montereale, già distrutto da un terremoto nel 1703. Gli abitanti del paese da giorni ormai dormono in auto.