Aria al sapor di incendio: Roma brucia, chi è Nerone? Aria al sapor di incendio: Roma brucia, chi è Nerone?

Aria al sapor di incendio: Roma brucia, chi è Nerone?

Da ieri lunedì 27 giugno e ancora oggi martedì 28 chi è in strada per Roma respira aria al sapor di incendio. Niente di urticante in gola o di intollerabile per gli occhi, niente di infernale. Però decisamente purgatorio, normalità da purgatorio dove il penare è consustanziale all’abitare. Abitare a Roma comporta anche questa new entry, questa novità in fondo annunciata: se scoppia un incendio in un punto della grande Roma abbandonata a se stessa l’odore, l’aria dell’incendio arriveranno dentro e sopra tutta la grande Roma ormai incapace di proteggere se stessa. Respirare al sapor di incendio, sta toccando a tutti coloro che vivono e abitano a Roma. Sentire in bocca e nelle narici il sapore concreto di una invivibilità che questa città, questo territorio, questa comunità stanno costeggiando da tempo. Avvicinandosi sempre più all’approdo della resa, l’arrendersi alla diffusa, dominante rinuncia quando non disprezzo del vivere civile.

Al fuoco! E’ stato…

Chi è stato? Cento incendi in un giorno. Piccoli incendi, tutti potevano diventare grandi incendi, qualcuno lo ha fatto. Chi è stato? I rom! I capannoni abusivi! E’ stato chi non taglia e toglie le erbacce secche! E’ stato chi se ne frega e ammonticchia monnezza. E’ stato chi non ha provveduto…La vera domanda dovrebbe essere: chi è stato a far cosa? Roma è ormai una esposizione universale e permanente dello scioglimento del vincolo del vivere associati. Ognuno, letteralmente ognuno fa come gli pare. Il commerciante “conferisce” i rifiuti dove gli pare, il fornitore fa carico e scarico dove e quando gli pare, l’oste tappezza dio monnezza la strada come, quando e dove gli pare, chiunque guidi un’auto la molla dove gli pare, marciapiede, striscia pedonale o incrocio che sia, negli uffici e nei servizi pubblici (e anche privati) il suddetto servizio se e come gli pare, un Pronto Soccorso si staglia come una minaccia, un bus o un vagone della metro come un nemico. Un esercizio commerciale o un ristorante come una trappola. E una recriminazione livida e circolare è l’aria che costantemente tira.

Non ci compete…Siamo in ginocchio…Lasciati soli

Ogni forma di vita collettiva istituzionalizzata a qualunque evento risponde con uno di questi tre sentimenti-lamenti-abdicazioni-diserzioni. Il primo: il non mi compete. I Vigili Urbani detengono la suprema cattedra del non mi compete ma tutta l’amministrazione comunale e società partecipate sono solerti studenti e studiosi in materia. L’altra è il “siamo in ginocchio”. E’ la prima reazione dei responsabili dei Vigili del Fuoco ad esempio rispetto all’ultima raffica di incendi: siamo pochi, senza uomini e mezzi e quindi in ginocchio. I ginocchio nel frattempo si dicono e proclamano ristoranti e bar, negozi di prossimità e supermercati, studi professionali e dipendenti Atac e Ama, prof e maestre, ambulanti e tassisti…Tutti in ginocchio. E sempre ovviamente nella terza dannata condizione, quella del lasciati soli. Prepotenza e vittimismo sono la doppia cifra della vita collettiva quotidiana a Roma. Si esce al mattino di casa con il duplice obiettivo di evitare che qualcuno ti danneggi e la misura per evitarlo è danneggiare a tua volta qualcuno. 

Roma brucia, chi è Nerone?

I campi rom sono focolai sempre accesi di illegalità pericolose per la salute pubblica. Migliaia di aziende sono focolai sempre accesi di illegalità nocive: depositi, sfascia carrozze, officine, laboratori, punti vendita e ristoro che scaricano sulla città senza regola e prudenza rifiuti e scorie. Centinaia di migliaia di cittadini sono focolai sempre accesi di danno alla salute pubblica, scintille quando buttano in strada mobili, reti, vernici, quel che gli pare. Scintille quando ignorano che sia la mare o nelle aree verdi ogni azione di tutela e rispetto. I servizi pubblici son focolai e anzi acceleranti del fuoco: a Roma la flora, qualunque, cresce, vive, decade e muore in modalità selvaggia. Roma brucia, chi è Nerone? Tutti a Roma alla domanda alzano e puntano l’indice in varie direzioni. Tutti a Roma alla domanda dovrebbero sedersi e ammettere, almeno in silenzio ammettere, quel Nerone sono io.

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