Gli armadi degli italiani pieni di abiti “vecchi”: colpa delle mode che cambiano e del “vintage”

Un’indagine di e-bay svela che gli armadi degli italiani scoppiano. Il valore degli abiti vecchi presenti nei guardaroba sono infatti pari a 5 miliardi di euro. La “colpa”, secondo il noto sito di compravendite, «è del vintage ma anche di una moda che cambia troppo velocemente, seguendo i trends».

Esplosa ufficialmente nel 2001 con l’apparizione di Julia Roberts agli Oscar in un abito Valentino vintage, la moda dell’usato griffato, ha creato un mercato che va dalle migliaia di negozi specializzati disseminati in ogni città italiana, ai mercati rionali, fino alle fiere e al collezionismo a tutti i livelli, amatoriale e non, che spesso sfocia in mercatini all’americana, tra amiche che si danno appuntamento nelle case e nei garage. L’ultimo fenomeno legato al vintage è quello delle vendite sul web, a cui fanno concorrenza i siti per che scabiano l’usato come l’americano Thredup.com, dove vince l’idea dello “swap” (vuol dire baratto, scambio) tra persone che hanno stesse taglie e gusti simili.

«La verità è che soprattutto le donne tendono ad accumulare abiti e soprattutto borse firmate, per via del vintage, una realtà consolidata da dieci anni, che ha modificato la mentalità femminile, sempre più orientata a pensare, “non butto via perché potrebbe tornare di moda». La teoria è di Maria Laura Battista, esperta di vintage e proprietaria di un noto negozio dell’usato firmato, a Roma, dove le signore si disfano in conto vendita di capi e accessori, esclusivamente grandi firme e in buono stato. Un modo insomma, di dar via capi e accessori griffati e dunque all’origine molto costosi, guadagnandoci qualcosa per mettere a tacere i propri sensi di colpa. «A ciò si aggiunga – prosegue l’esperta – che fino agli anni Ottanta si facevano acquisti di capi di qualità e andava un genere classico che è via via sparito. Inoltre, la moda è diventata di tendenza, velocissima nei suoi cicli vitali. Difficilmente quindi, si può regalare alla parrocchia di quartiere certi capi modaioli, come si faceva un tempo. Per cui si tende ad accumulare».

Se manca dunque il coraggio di regalare capi usati e firmati, sembra un po’ meno avvilente disfarsene, rivendendoli ai commercianti dell’usato. Tra questi c’è anche chi è diventato un’autorità. Il principale operatore italiano del vintage è Angelo Caroli, proprietario di “Angelo Vintage Palace”, uno dei più grandi negozi di vintage in Europa (1400 metri quadri a Lugo di Romagna). Clamorosa la sua iniziativa dello scorso gennaio di vendere l’usato a peso, come ha fatto nella 15 esima edizione di Vintage Selection, mostra mercato di vintage, organizzata alla Stazione Leopolda di Firenze.

Intanto, gli armadi degli italiani continuano a gonfiarsi di capi dismessi da anni, a cui difficilmente rinunciano per sempre. Tanto che l’indagine commissionata da eBay ad Added Value, parla di oltre 5 miliardi di euro di abiti vecchi accumulati nei guardaroba di 35 milioni di italiani. Di questa imponente mole di usato, c’è da sospettare che non si tratti soltanto di capi firmati, o al contrario, di capi anonimi. Diverso il caso delle donne di spettacolo a cui vengono regalati dalle griffe abiti e accessori che servono a far loro pubblicità. Anche gli armadi di alcune star sono colmi da scoppiare, tanto che alcune di loro si rivolgono ai negozi di vintage, mantenendo l’anonimato per ovvie ragioni, mentre altre, come Monica Scattini, che racconta di aver ereditato un cospicuo guardaroba di capi firmati da sua madre, affittano interi magazzini per conservare le loro “gioie”.

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