Arriva in ritardo al lavoro per portare il figlio scuola, licenziato

Appena uscito dalla cassa integrazione in deroga non ha potuto rispettare il nuovo turno imposto dall’azienda – le 7 invece che le 8.30 – che, afferma, gli impedisce di portare il figlio di quattro anni alla scuola materna e per questo motivo è stato licenziato.

Lo denuncia Angelo Pedrini della Cub, la Confederazione unitaria di base. Il sindacalista ha reso noto che insieme a Sdl, Rdb e Cobas ha chiesto l’intervento della Consigliera provinciale di parità per far applicare le politiche di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro previste dalle leggi europee.

La rescissione del rapporto di lavoro è avvenuta – spiega Pedrini – nell’azienda di distributori automatici ‘Bigarella’ di Cassano d’Adda (Milano), dove alcuni dei 24 dipendenti, assunti con il contratto del commercio, sono stati messi nei mesi scorsi in cig. Dopo il suo periodo di cassa integrazione Alex B., padre che deve accompagnare il figlio a scuola perché anche la moglie deve fare i turni, viene richiamato in servizio ad inizio aprile ma il nuovo orario gli “rende impossibile assolvere i suo doveri di padre riconosciuti costituzionalmente” e lo contesta.

Per qualche giorno riesce a far fronte al cambiamento di turno, ma tramite il sindacato comunica che potrà arrivare solo alle 8.30. Il 14 aprile accompagna il figlioletto alla materna, arriva in azienda e trova la lettera di licenziamento. “La priorità della gestione dei distributori automatici di caffé non può prevalere sui doveri di genitori previsti dalla Costituzione – afferma Pedrini – in ogni caso è la prima violazione e la contestazione non poteva portare alla sanzione definitiva del licenziamento perché è nulla, ingiustificata e comunque sproporzionata. In questo caso a perdere il posto di lavoro è un papà, un uomo che non ha fatto altro che il suo dovere”. Oltre alle iniziative legali – è stato spiegato – quelle di protesta continueranno fino al ritiro del licenziamento.

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