Marro accusa: “Anche la Cgil bocciò reintegro e articolo 18 nel 1985”

ROMA – I primi a bocciare il reintegro per i licenziamenti nell’articolo 18 furono i sindacati nel 1985. In un documento del Cnel, Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, redatto nel 1985 a firmare furono anche Luciano Lama e Piero Boni della Cgil, Giorgio Benvenuto della Uil e Vittorio Merloni, presidente di Confindustria dal 1980 al 1984. “L’esperienza applicativa dell’articolo 18 dello Statuto non suggerisce un giudizio positivo sull’istituto della reintegrazione, che nei termini generali in cui è previsto nel nostro diritto non trova riscontro in alcun altro ordinamento”, era scritto nel documento citato da Enrico Marro su Repubblica.

La commissione del Cnel riteneva che l’articolo 18 fosse una “assurda disparità di trattamento”, che “contrappone un’area ristretta dí lavoratori iperprotetti a un’area molto più vasta di lavoratori privi di qualunque protezione”. Per questo la commissione propose ed i sindacati appoggiarono, spiega Marro, il reintegro come misura per i soli licenziamenti discriminatori, prendendo come modello il sistema tedesco. Per gli altri tipi di licenziamenti invece era prevista la riassunzione o l’indennizzo, ma la scelta rimaneva all’imprenditore. Regole che il Cnel proponeva per aziende con più di 5 dipendenti, soglia poi alzata a 10 dipendenti.

Insomma la Cgil è sempre in ritardo, questo l’opinione di Marro su Repubblica, che spiega come alla Cgil non siano bastati 7 anni per convincersi della necessità di riscrivere l’articolo 18.  La Cgil sarebbe dunque in ritardo sull’articolo 18 così’ come lo è stata sull’abolizione della scala mobile e sulla politica dei redditi. Persino un anziano dirigente, di cui Marro non fa il nome, ammette i “ritardi” della Cgil: “Il problema della Cgil è che, sul momento, magari può avere anche mille ragioni per opporsi alle riforme, ma in realtà, col senno di poi, è spesso in ritardo.

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