L’assassino è di casa: la metà degli omicidi in Italia avviene in famiglia

L'assassino è di casa: la metà degli omicidi in Italia avviene in famiglia
L’assassino è di casa: la metà degli omicidi in Italia avviene in famiglia

ROMA – Compagne, figli, fratelli uccisi: sono 163 nel 2018 le vittime in famiglia, la metà degli omicidi commessi in Italia. Se negli ultimi vent’anni si sono più che dimezzati i morti, i numeri di quelli in ambito familiare sono rimasti stabili.

Calano le estreme manifestazioni di violenza ma la conflittualità si concentra nelle relazioni, nei micro-spazi sociali, a casa. Gli omicidi avvengono a mani nude, ma sempre più anche con armi da sparo, spesso legalmente detenute, come rileva il rapporto dell’Eures su ‘Caratteristiche, dinamiche e profili di rischio dell’omicidio in famiglia in Italia’.

Su 329 morti in totale, la metà sono all’interno della sfera familiare o affettiva, la percentuale più alta mai registrata in Italia. E di questi, 130 sono italiani, 33 di origine straniera, e 109 – cioè due su tre – sono donne, 73 le mogli o ex.

Nei primi 5 mesi di quest’anno, il rapporto conta 64 vittime in famiglia, il 51% degli omicidi in totale. Lo scorso anno, nello stesso periodo erano 58.

OLTRE 3.5000 DAL 2000 – Non c’è stata un’impennata degli omicidi in famiglia negli ultimi due o tre anni. In generale in due decenni gli omicidi volontari si sono più che dimezzati, ma quelli in contesti familiari rimangono nelle forbice tra i 200, dei primi anni 2000, e i 163 dello scorso anno. Dal 2000 sono 3.539, il 33% del totale degli oltre 10.500. E sono 2.264 donne.

NELLA COPPIA LA META’ DELLE VITTIME – La famiglia sta progressivamente diventando ambito omicidiario quasi esclusivo per moglie, compagne, sorelle visto che oltre l’80% è stato ucciso da un familiare o in una relazione di coppia. E su 80 omicidi tra coniugi, ex coniugi o ex partner, 73 vittime sono donne. L’incidenza più elevata si ha al Nord (73,5% nel 2018, 50 donne contro 18 uomini in valori assoluti), seguita dal Centro (63,3%) e dal Sud (61,5%).

FIGLI “VITTIME COLLATERALI” – Tra il 2000 e il 2018, sono 717 i figli minori di vittime di omicidi di coppia e 560 i maggiorenni, nell’ultimo anno 44, di cui 25 minorenni. Sono vittime a loro volta perché spesso hanno assistito alla violenza e sono rimasti senza né padre né madre. In molti casi l’omicida si è scagliato anche contro di loro: sono 31 i figli uccisi dai genitori nel 2018, quattro i bimbi di meno di anno per i quali la sospettata è la madre.

L’OMICIDIO COMPASSIONEVOLE – E’ nella fascia 25-54 anni (1.770 vittime negli ultimi 20 anni, pari al 50,3% del totale, e 75 nel solo 2018) che si avviene la maggioranza degli omicidi in famiglia. Ma nel 2018, il 30% delle vittime totali è over 65 (49 in valori assoluti). Tra questi vanno inseriti gli omicidi pietatis causa (o compassionevoli), dettati cioè dalla decisione dell’autore di porre fine ad una condizione di disagio estremo della vittima (malattia terminale, demenza senile, grave disabilità): sono stati 23 nel 2018 e in molti casi si è trattato di omicidio-suicidio.

L’ARMA DEL DELITTO E’ LA PISTOLA – Con coltelli o armi improprie: avvengono così gli omicidi in famiglia, caratterizzati da forte tensione emotiva ed efferatezza. O meglio avvenivano. Infatti negli ultimi anni stanno cambiando le dinamiche, con una forte impennata degli omicidi commessi con armi da sparo.

Sono 65 (4 su 10) le persone ammazzate in famiglia con pistola o fucile, praticamente raddoppiate rispetto alle 33 del 2017. L’Eures la segnala come “un’emergenza”, poiché l’incidenza ora risulta molto superiore alla media dell’intero periodo 2000-2018 (1.139 vittime, pari al 32,2%) e invita a una riflessione perché da “uno strumento difensivo contro eventuali minacce esterne”, si configurano “come strumento offensivo diretto contro i propri cari”.

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