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Atac: biglietti clonati, tornelli alterati e l’ombra della Banda della Magliana

di Warsamé Dini Casali |11 Novembre 2013 13:40

Atac: biglietti clonati, tornelli alterati e l’ombra della Banda della Magliana

ROMA – Atac: biglietti clonati, tornelli alterati e l’ombra della Banda della Magliana. A mettere in fila i vagoni del malaffare (e a parte i debiti, i ritardi e corse saltate) che a cadenza giornaliera investono l’Atac, davvero si ricava l’immagine di un “tram della corruzione” (La Repubblica): biglietti clonati da anni, biglietti invenduti e conservati, software dei tornelli adulterati per occultare le contraffazioni, e poi freni a disco per i tram della metro del valore di 2 mila euro acquistati a 7 mila, scritture contabili pesantemente manipolate negli anni con errori da centinaia di milioni di euro, gara per le pulizie assurta a regolare “cartello”, bus open venduti e subito riacquistati.

E impunità totale, a fronte delle risultanze di indagini interne, della Procura  della Corte dei Conti: il sindaco Marino è costretto ” a chiedere l’aiuto di tutti” alla radio, simbolo manifesto di impotenza. Senza contare, ovviamente, la “parentopoli” sistematica che però in epoca Alemanno è assurta a vette da record, con la sistemazione di parenti, amici, fidanzate e perfino ex fidanzate. Mancava l’ombra della banda della Magliana: nella vicenda dei biglietti clonati spunta una interdittiva antimafia (poi annullata dal Tar) nei confronti della “Sipro”, società che distribuisce i tagliandi.

Gli attuali proprietari della Sipro sono infatti i figli dell’imprenditore siciliano Salvatore Di Gangi, nonché i nipoti di Vittorio Di Gangi, detto “er Nasca”, arrestato il 9 maggio del 2012 e accusato di aver avuto in passato rapporti con la banda della Magliana e con il suo cassiere Enrico Nicoletti. Una familiarità oggettivamente complicata da gestire per un’azienda di sicurezza. E che tuttavia non impedisce alla Sipro non solo di difendere con forza la propria “onorabilità”, ma soprattutto di vincere un ricorso al Tar con cui ottiene la cancellazione dell’interdittiva antimafia della Prefettura di Roma. (Daniele Auteri e Carlo Bonini, La Repubblica)

Lo scandalo dei biglietti clonati dell’Atac, forse per la creazione di fondi neri destinati al mondo della politica, rischia di toccare ora anche la società informatica Erg, da cui l’azienda di trasporto pubblico acquista il sistema di bigliettazione. Si tratta della stessa società che nel 2011 fu oggetto di un’inchiesta interna per un’anomalia legata al possesso dei codici della bigliettazione. Qualsiasi intervento per ammodernamenti o manutenzione sul sistema era quindi subordinato ad Erg. Un caso che ha provocato non pochi malumori e sul quale la procura ha deciso di fare chiarezza.

I pm Alberto Pioletti e Laura Condemi, titolari degli accertamenti, acquisiranno quasi certamente i risultati dell’inchiesta interna di due anni fa. Allo stesso tempo gli inquirenti vogliono approfondire anche il tema delle presunte alterazioni al sistema software dei tornelli delle macchine obliteratrici per consentire la validazione di biglietti che non sarebbero dovuti più essere in circolazione o che erano stati contraffatti. Anomalia emersa nel quadro degli accertamenti interni svolti nel 2011 su iniziativa dell’allora amministratore delegato dell’Atac Carlo Tosti.

L’accelerazione dell’inchiesta giudiziaria porterà nei giorni prossimi a piazzale Clodio tre dirigenti dell’azienda di trasporto pubblico per i qual la procura ha già chiesto elezione di domicilio. Si tratta dell’attività che precede l’iscrizione nel registro degli indagati. Gli inquirenti, a differenza del passato quando analoghe inchieste, come quella scaturita dalla denuncia di Assoutenti, furono archiviate per genericità dei fatti indicati, siano in possesso questa volta di elementi di fatto concreti.

Ed, in ogni caso, quella relativa ai biglietti clonati non è l’unica indagine che coinvolga la municipalizzata dei trasporto pubblico nella capitale. In merito all’emissione dei titoli di viaggio. C’è il filone dei ticket falsi che ha già determinato la richiesta di rinvio a giudizio di 15 persone, tra i quali anche tre dipendenti infedeli dell’azienda, per truffa e falso, e c’è anche quello del black out nel software che genera i ticket al fine di impossessarsi, illecitamente, di numeri seriali dei tagliandi. Per quest’ultima vicenda sono due gli impiegati dell’Atac a rischiare di finire sotto processo.

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