Aurelio Visalli, il 15enne salvato: "Non ho visto nulla, per quello avevo scritto quel post" Aurelio Visalli, il 15enne salvato: "Non ho visto nulla, per quello avevo scritto quel post"

Aurelio Visalli, il 15enne salvato: “Non ho visto nulla, per quello avevo scritto quel post”

“Non ho visto Aurelio Visalli, ora vorrei abbracciare la sua famiglia”. Parla il ragazzo di 15 anni sopravvissuto all’annegamento a Milazzo.

Si è salvato grazie a Aurelio Visalli, morto in mare per salvare i due ragazzi in balia delle forti onde a Milazzo. Uno dei due salvati poco dopo aveva pubblicato un post su Instagram poi cancellato in cui negava che qualcuno lo avesse salvato.

Oggi in un’intervista a Repubblica spiega la sua versione dei fatti. Il quindicenne racconta di non aver visto Visalli e di non aver capito cosa stesse succedendo. Il ragazzo è pentito e racconta: “La notte mi sveglio e piango pensando ai suoi figli. Io, ve lo giuro, ero immerso dentro una tempesta e non l’ho visto, per questo quando sono rientrato a casa, dopo l’ospedale, ho scritto sui social che nessuno mi aveva salvato”.

Ecco alcuni passaggi dell’intervista a Repubblica.

Non crede che sia stato una azzardo fare un bagno in quel tratto di mare così agitato? “Non sono così pazzo da lanciarmi fra le onde che potevano uccidermi. Non ho fatto alcuna bravata”.

E allora cos’è successo? “Io e il mio amico siamo scesi in spiaggia e subito abbiamo capito che il mare era troppo grosso per un bagno. Invece di risalire a casa abbiamo deciso di fare due capriole sul muretto, ci piace il parkour, uno sport estremo dove fai tanti salti. Non pensavamo che un’onda potesse arrivare fin là. E, invece, ci ha travolti”.

Qualcuno ha detto invece che siete andati a fare dei tuffi fra le onde. Cosa risponde? “Fesserie. Eravamo vestiti quando ci siamo ritrovati in acqua. Il mio amico è riuscito ad aggrapparsi a qualcosa ed è tornato a riva. Io, invece, sono stato risucchiato dal mare e sono finito fra le meduse. Si sono attaccate in faccia, sulle braccia, ovunque. Dopo mezz’ora che non riuscivo a rientrare, ho urlato al mio amico: “Chiama qualcuno, chiama aiuto”. Tante volte sono andato a fondo e poi ho cercato di risalire, è stato un incubo che è durato due ore”. (Fonte Repubblica).

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