Autovelox lo becca in auto con l’amante. Lui si vendica col Garante Privacy

Autovelox lo becca in auto con l'amante. Lui si vendica col Garante Privacy
Autovelox lo becca in auto con l’amante. Lui si vendica col Garante Privacy

ADRIA – L’autovelox lo aveva beccato in auto con l’amante (o presunta tale). Ma l’uomo, multato per eccesso di velocità con tanto di evidenza fotografica, si è vendicato mandando completamente al tappeto i vigili e rivolgendosi al Garante per la Privacy. Galeotta fu proprio la foto scattata dall’autovelox e inviata al domicilio dell’automobilista. Foto che ritraeva le persone all’interno dell’abitacolo con una tale chiarezza da renderle riconoscibili a chiunque avesse ricevuto la posta. Motivo per cui il Garante ha ordinato al Comune di Adria, nella persona del sindaco Massimo Barbujani, di pagare una somma di 4mila euro a titolo di sanzione amministrativa.

L’incredibile storia è raccontata da Alessia Pedrielli sul quotidiano Libero:

Invece di rispettare le procedure che garantiscono chi è oggetto di una sanzione amministrativa di poter accedere in forma tutelata al materiale fotografico della rilevazione – utilizzando ad esempio il web – la polizia municipale di Adria ha pensato di fare all’antica, usando busta e francobollo. E proprio perché nelle foto appariva anche un altro passeggero, secondo l’ authority la sfera privata del conducente è stata palesemente violata. E il Comune dovrà risarcire.

Certo, per ottenere ragione ce n’è voluto di tempo: l’automobilista era stato beccato a pigiare troppo sull’acceleratore nel lontano 2012, dopo aver ricevuto la busta a casa aveva fatto ricorso e, a distanza di quattro anni, il Garante per la protezione dei dati personali ha sanzionato il Comune. La sanzione è in carico al legale rappresentante pro tempore della polizia municipale e cioè il sindaco, Massimo Barbujani, che potrebbe trovarsi addirittura a dover sganciare i 4000 euro di tasca propria.

Secondo la «sentenza» infatti, i vigili urbani hanno sbagliato inviando, attraverso un mezzo non del tutto sicuro, «una comunicazione per violazioni al codice della strada, contenente risultanze fotografiche riguardanti soggetti non coinvolti nel procedimento sanzionatorio». Comportamento che il codice della privacy vieta tassativamente, proprio là dove sancisce le tante regole a cui devono attenersi le forze dell’ordine nell’atto di comunicare le multe ai diretti interessati. Non solo gli agenti che maneggiano il materiale devono attenersi al divieto di comunicazione e diffusione dei dati, ma le operazioni di trattamento devono essere effettuate solo da incaricati che opereranno sotto la diretta autorità del responsabile e non affidate ad altri soggetti.

Proprio su questo principio si era basato un altro ricorso vinto, a Pavia, nel 2013. In quel caso il giudice di Pace aveva annullato una serie di sanzioni da autovelox in quanto nelle fotografie elaborate dalla macchinetta venivano immortalate anche le persone oltre che le targhe dei veicoli e la gestione dell’apparecchio non era in capo alla municipale. In quel caso la violazione della privacy secondo la sentenza di primo grado, stava nel fatto che quelle immagini passavano nelle mani dei dipendenti dell’azienda che aveva in appalto la gestione dell’autovelox diventando materiale privato alla portata di tutti.

Sulla vicenda di Adria, in questi giorni, il sindaco ha deciso di fare ricorso in appello, conferendo a un avvocato il compito di difendere il Comune. Qualora però la pubblica amministrazione dovesse soccombere, il primo cittadino per non sborsare direttamente la somma non avrebbe altra scelta che rivalersi sull’agente che ha materialmente compiuto l’errore.

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