Quasi un avvocato ogni 65 abitanti: è il record di Milano, che con quest’anno tocca quota 20.300 giuristi tra avvocati professionisti (15600), praticanti abilitati (3200) e praticanti non ancora abilitati (1500).
A ufficializzare il conteggio c’ha pensato la pubblicazione dell’Albo di categoria, ristampato con la consueta cadenza quinquennale: 1040 pagine tra elenco ordinario e registro speciale, 2,7 chilogrammi di carta, con i nomi-indirizzi-telefoni-dati di iscrizione all’ordine di Milano.
Un totale di oltre 20mila avvocati, la metà di tutti quelli che ci sono in Francia. E il numero è in aumento costante: solo negli ultimi cinque anni sono stati settemila i nuovi iscritti. “Quando sono diventato avvocato io nel 1970 – scherza, parlando con il Corriere della Sera, l’attuale presidente dell’Ordine milanese, Paolo Giuggioli – , gli avvocati a Milano erano 2.000. Quando sono diventato presidente dell’Ordine la prima volta erano 7.000. Oggi sono appunto quanti trovate nel nuovo Albo”.
Il gran numero di legali in Italia (230.000, con un aumento di 15.000 ogni anno) non è una novità: anche il magistrato Piercamillo Davigo, ex pm di Mani pulite e oggi consigliere in Cassazione, al tradizionale seminario economico settembrino di Cernobbio è tornato sull’argomento “troppe cause perché ci sono troppi avvocati”.
Ma mentre il numero degli avvocati cresce l’ammontare degli stipendi diminuisce, e aumentano invece il numero dei clienti che non pagano e degli studi che licenziano, e il caro previdenza aggravato dal fenomeno degli avvocati “invisibili” iscritti all’Ordine ma che non versano alla Cassa forense.