Baby squillo ai Parioli, sms dei clienti: “Siamo in tre, fammi lo sconto”

Baby squillo ai Parioli, sms dei clienti: "Siamo in tre, fammi lo sconto"
Baby squillo ai Parioli, sms dei clienti: “Siamo in tre, fammi lo sconto”

ROMA – “Siamo in tre, fammi lo sconto“. Studenti, impiegati e anche liberi professionisti tra i 18 clienti identificati dagli agenti che negli sms chiedevano perfino “sconti comitiva” alle baby squillo dei Parioli, a Roma. “Per ora nessun personaggio famoso”, dicono gli inquirenti dopo una settimana di indagini sulla vicenda di prostituzione che ha visto protagoniste due ragazzine di 14 e 15 anni.

Rinaldo Frignani sul Corriere della Sera ricostruisce la vicenda:

“Centinaia di uomini che risultano fra i contatti dei tre sfruttatori delle baby squillo ma che – come avvertono gli investigatori – «non per questo potrebbero aver poi avuto rapporti sessuali con le ragazze». Potrebbero però ricevere a casa comunicazioni giudiziarie. Un mondo comunque vario, composto da «personalità random», come le definisce chi indaga, «profili generici non catalogabili», accumunati dalla mania di cercare nella Rete avventure sessuali a pagamento. Su siti come «bakecaincontri.com» – da dove è partita l’operazione Ninfa – ma anche sui social network”.

I carabinieri al momento hanno identificato dai siti 18 persone e hanno recuperato computer e hard disk per verificare i toni dei messaggi, ma alcuni di quelli che hanno scambiato messaggi potrebbero non aver avuto poi rapporti sessuali con le ragazzine:

“Non tutti si sarebbero messi d’accordo con gli sfruttatori sul prezzo delle prestazioni e avrebbero poi incontrato le baby squillo. Alcuni, non solo romani, si sono visti piombare a casa gli investigatori a caccia di computer e materiale informatico”.

Tra i sospettati di aver filmato le ragazzine c’è Michael Mario De Quattro, già arrestato per tentata estorsione nei confronti di una delle minorenni da cui aveva preteso 1500 euro per non divulgare il filmato del loro incontro sessuale:

“il suo avvocato, come i difensori degli altri quattro finiti in carcere (compresa la madre di una delle ragazze), ha presentato istanza di scarcerazione al tribunale del riesame. Anche loro avevano cominciato come clienti e poi hanno capito che potevano spingersi oltre. Sono gli unici ad averlo fatto? Come molti altri si tratta di persone non facoltose, comunque in grado di pagare fino 300 euro all’ora. O anche di più”.

Non solo ricatti, ma anche tentativi di trattare sul prezzo o di “imbucare amici”, scrive il Corriere della Sera:

“«È la mia ragazza, se vi volete divertire le spese sono mille euro a persona più il viaggio in aereo», diceva il caporalmaggiore Nunzio Pizzacalla – anche lui in cella – a tale Paolo, un cliente che aveva organizzato un incontro con altri due amici in un’altra città. Tira a pagare 2.500 euro, non ci riesce e ammette: «Ci ho provato perché comunque è una cifra, sai dovevo sentire anche gli altri». E ancora: «C’è poi questo signore un po’ anziano che ha la casa, viene da fuori. Lui si accontenta di un rapporto orale». Ma il soldato non cede: «Non voglio perdite di tempo, fate il biglietto del volo e noi andiamo a prenderlo in aeroporto»”.

 

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