ROMA – Su WhatsApp le conversazioni tra le ragazzine che si prostituivano ai Parioli e gli sfruttatori: “Senti non so se x te è un gioco x me e un lavoro e un guadagno”. La vicenda scoperta dalla madre di una delle due proprio leggendo la chat.
Il tariffario e le regole delle attività venivano stabiliti proprio attraverso i messaggi di testo. Nunzio Pizzicalla, uno degli arrestati, manteneva la contabilità delle prestazioni delle minorenni. Secondo gli inquirenti, Pizzicalla avrebbe “impartito chiare disposizioni in merito ai tempi e alle tariffe da applicare in ordine alle prestazioni sessuali, nonché al tipo di informazioni da dare ai clienti”.
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In uno dei messaggi inviati dallo sfruttatore ad una ragazza si legge: “x le cifre c’è una rettifica facciamo direttamente entro le due ore 300 e superate fino a mezza giornata 500”.
In un altro messaggio: “Fino adesso mi devi 110… su le prime erano 30 perché ti sei fatta dare 100, ma su 150 sono in realtà 45. La mia parte dove la stai mettendo?”. Quando le ragazzine non riuscivano a rispettare gli impegni presi, perché arrivavano in ritardo o non si presentavano, le proteste degli sfruttatori venivano effettuate sempre attraverso gli sms.
Mirko Ieni, un altro degli uomini coinvolti, avrebbe scritto questo messaggio ad Agnese: “Ti devi sbrigare, dove stai… ti fai venire a prendere e vieni qua se no hai chiuso con me micia, perché da oggi mi stai facendo perdere la pazienza“. Poi ancora: “Adesso questo lo chiami, ti fai venire a prendere, tardi mezz’ora… chiudemo qui i conti e te ne vai a casa, perché io non sto a giocà per niente. Già da oggi quello m’ha fatto stare due ore qua fuori a fa il deficiente… svegliateve, mo lo chiami”.
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E ancora: “No, non me lavorate… perché mi date le conferme invece fate gli affari vostri subito dopo… siccome state in giro, lo sento che state in giro, mo lo chiami Valerio se no avete chiuso ragà per me è finita da oggi, parlamose chiari siete poco serie, poco precise. Se state a fa gli affari vostri a me non me ne frega niente”.
Secondo quanto emerge dalle conversazioni via telefono, le ragazze avrebbero utilizzato anche due nomi falsi per farsi riconoscere dei clienti: Aurora e Azzurra.
Altre intercettazioni coinvolgono la più giovane delle ragazze dei Parioli e la madre. Secondo le conversazioni intercettate dagli inquirenti, il genitore della ragazza non solo era a conoscenza di ciò che faceva la figlia, ma l’avrebbe spronata a trovare un modo per aumentare i suoi appuntamenti, conciliando l’attività con gli impegni della scuola. In una conversazione si sentirebbe la madre della giovane dire queste frasi: “Senti un po’, ma tu che fai? Non te movi oggi? Siamo a corto di soldi“. Poi le avrebbe proposto di ritirarla da scuola e la ragazza avrebbe replicato: “Non mi puoi ritirare mamma, non c’ho 16 anni. Ci voglio andare, però non voglio farlo senza aver fatto i compiti”.
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