ROMA – Non solo le “baby squillo“. Anche ragazzini a cui veniva chiesto di trovare “amichette giovani” con cui “giocare”. Un “servizio” ricambiato con ricariche telefoniche. E’ l’ultimo elemento che emerge dall’inchiesta sulle squillo dei Parioli. Gli indagati, da quanto emerge dall’analisi dei cellulari, avrebbero adescato adolescenti maschi proprio per questo scopo: avere nomi di altre ragazze, giovani, da inserire nel “giro”.
Negli sms è fatto più volte esplicito riferimento alla giovane età delle possibili vittime. Il destinatario degli sms, in corso di identificazione, ma verosimilmente un adolescente, chiede in cambio “una ricarica postepay”. E, parallelamente, gli investigatori sono impegnati a verificare anche l’esistenza di una rete di trafficanti che avrebbero fornito cocaina alle ragazzine che si prostituivano in un appartamento dei Parioli, ma non solo, ed i clienti. Particolari, quelli relativi a “cocaina e feste anche fuori Roma“, emersi nelle deposizioni verbalizzate dagli inquirenti. I carabinieri del Nucleo Investigativo, in particolare, vogliono accertare se l’eventuale collegamento tra i “gestori” del giro di prostituzione, non solo minorile ma che coinvolgeva anche donne adulte, e gli spacciatori.
Martedì il tribunale del riesame sarà chiamato a decidere se sussistano o meno i presupposti per la detenzione in carcere delle cinque persone arrestate nell’ambito dell’inchiesta. Per i pm non ci sono dubbi sulle responsabilità degli arrestati e daranno parere negativo alla loro scarcerazione. Si tratta dei tre presunti sfruttatori delle due ragazzine dei Parioli, Nunzio Pizzacalla, Mirko Ienni e Mario De Quattro, della madre di una delle ragazzine e di un cliente, Riccardo Sbarra. Il collegio competente sulla legittimità delle misure restrittive, esaminate le ragioni degli avvocati difensori e dei pm, si riserverà la decisione.