Il bimbo di Cittadella, il “prequel”: le fughe sotto al letto, le visite negate

PADOVA – Ci sono gli agenti di polizia che trascinano un bambino per strada. Oggi l’indignazione, anche della politica e delle istituzioni, è per loro. Ma prima ancora, a valle, ci sono i genitori. C’è il “prequel” di quel filmato che indigna e crea sgomento. Ci sono le sentenze del tribunale dei minori che affidano al padre il bambino. Polizia e carabinieri che prima di arrivare a trascinarlo per strada provano per due volte a prelevarlo da casa della madre “con le buone”. Ossia con il dialogo.

Ma trovano il muro del bambino e di tutti i parenti della mamma schierati in casa. E lasciano perdere. Ci sono, in questo prequel, anche le ronde dei nonni materni intorno alla scuola per evitare che le forze dell’ordine decidano di attuare quella sentenza del giudice. E quindi prendere Leonardo e portarlo in casa famiglia dove è ora. Vediamolo dall’inizio allora questo prequel.

Il papà e la mamma di Leonardo si sposano nel 2001, un anno dopo nasce il bambino. Nel 2005 arriva la separazione. Consensuale, per altro, segno che i due inizialmente preferiscono un percorso “civile”. Il bambino, come spesso accade, viene affidato alla mamma e il papà può averlo con sé nel fine settimana. Tutto liscio per un anno, poi i primi problemi, nel 2006. Il bambino ha quindi 4 anni. La mamma sostiene che il piccolo non vuole vedere il padre. Il genitore invece dice che è la famiglia della madre a metterglielo contro. Sempre quell’anno, racconta la madre, il bambino le dice che il papà lo chiude in camera quando sta a casa sua e se lui chiede di tornare dalla mamma gli risponde che “il tempo non è ancora scaduto”.

La madre a quel punto impedisce all’ex marito di vedere il figlio. Sono almeno 20 le querele del padre per “mancata esecuzione” delle disposizioni dei giudici. A questo punto il padre ricorre in tribunale. Siamo nel 2008 e l’anno dopo arriva la sentenza: il bambino va affidato al padre e alla mamma viene tolta la patria potestà. Una sentenza molto pesante che si poggia su una patologia, contestata dalla madre, di cui Leonardo soffrirebbe. Il giudice sentenzia che il piccolo soffre di sindrome di alienazione genitoriale (Pas). Ossia una discussa patologia che identifica la situazione familiare in cui un genitore (alienatore) denigra l’altro (alienato) e il figlio della coppia soffre di questo “lavaggio del cervello”.

La mamma non si arrende e nel 2010 ricorre in appello. Anche in secondo grado i giudici confermano che l’affido spetti al papà. In questo lasso di tempo tra le due sentenze il bambino viene però lasciato alla mamma per decisione dei giudici. Dopo la seconda sentenza però il papà inizia a ricorrere al giudice perché il figlio gli venga affidato. Richiesta accolta, siamo al 2 agosto 2012. I giudici decidono che il piccolo vada tolto alla madre e venga affidato per un anno a una casa famiglia. Solo dopo questo periodo di recupero potrà andare a vivere dal padre.

Il 24 agosto scorso i carabinieri provano a prelevare il bambino. E’ il primo tentativo, vanno a casa della mamma e trovano Leonardo e la famiglia materna ostili. Il bambino si nasconde sotto il letto, non ci pensa a seguirli. Provano a spiegare e parlare ma il piccolo è irremovibile. E desistono.

Secondo tentativo, il 4 settembre. Stesso copione. Stavolta è la polizia a bussare a casa. Nel frattempo il bambino viene scortato costantemente nei suoi spostamenti dai familiari materni per paura che un blitz degli agenti possa portarlo via. Da quando è iniziata la scuola i nonni vigilano davanti all’istituto dalle 8 alle 13. Il 4 settembre i poliziotti ci riprovano con le buone. Anche stavolta il bambino piange e si nasconde sotto il letto. Nessuno degli agenti ha il fegato di trascinarlo. E se ne vanno.

Il papà però ricorre. E stavolta il giudice decide che si debba procedere a scuola. Perché lì almeno non ci sono i familiari a fare muro. Trovano solo un bambino aggrappato al banco che non vuole seguirli. Ma a quel punto il tempo delle maniere morbide è finito e arriviamo così al 10 ottobre e al video girato dalla zia.

 

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