MILANO – Se ti hanno rubato il bancomat e con quello hanno fatto prelievi dal tuo conto corrente, la banca è tenuta a risarcirti, restituendoti i soldi prelevati dal tuo conto.
Lo ha stabilito l’arbitro bancario e finanziario del Collegio di Milano, con la decisione numero 4085 del 26 luglio 2013. L’arbitro ha accolto il ricorso di una signora alla quale avevano rubato il bancomat alla cassa del supermercato. La signora non si era accorta, mentre stava pagando, che i ladri (o il ladro) le avevano scambiato la sua tessera bancomat con un’altra, rubandole la sua e poi prelevando 2.300 euro.
Secondo l’arbitro bancario il comportamento della signora è stato approssimativo, ma non doloso e neppure gravemente colposo: quindi la banca ha dovuto restituirle i soldi. La vicenda è raccontata nel dettaglio da Antonio Ciccia su Italia Oggi:
“La sfortunata ha pagato con la carta bancomat la spesa presso un centro commerciale; ma la cassiera ha restituito, avvolta nello scontrino, una tessera blu, simile per colore, dimensione e consistenza al bancomat della signora. Della sostituzione la signora si è accorta solo quattro giorni dopo il fattaccio e, a quel punto, ha denunciato l’episodio alla forza pubblica e ha chiesto la restituzione di oltre 2 mila euro, nel frattempo indebitamente prelevati, grazie alla collaborazione di una seconda persona.
La banca non ha accolto la richiesta di restituzione perché ha ritenuto che il comportamento della signora sia stato sprovveduto a tal punto da rasentare la colpa grave (circostanza ostativa alla restituzione del valore delle operazioni disconosciute). Nel dettaglio la banca ha ribattuto che la carta era dotata di microchip e quindi le operazioni non potevano essere compiute senza la digitazione del codice Pin; le operazioni contestate erano all’interno dei massimali previsti e non evidenziavano alcuna anomalia. La banca ha rilevato la negligenza della signora che non ha controllato la carta al momento della restituzione dalla cassiera e nella tardiva denuncia. Infine l’istituto ha rimproverato alla cliente di non aver attivato un servizio di allarme via sms, che avrebbe consentito il blocco immediato”.
In sostanza la banca sostiene che la cliente non è stata “diligente” e quindi abbia colpa grave. Tesi non accettata dall’arbitro bancario:
“La signora avrebbe dovuto essere più scaltra, ma non è stata in colpa grave, che si verifica quando la condotta è consapevolmente contraria alle regole di correttezza e buona fede, oppure talmente irrispettosa delle regole di normale prudenza, correttezza e buonafede. In realtà le carte potevano essere facilmente confuse e prevale, comunque, la considerazione che normalmente il pagamento presso uno sportello o una cassa di un rivenditore avviene con personale dipendente del rivenditore, cui il cliente si rivolge con fiducia. Peraltro, ai sensi dell’articolo 10, comma 2, del dlgs n.11/2010, è la banca che deve provare la grave negligenza dell’utilizzatore e non basta limitarsi a prendere atto dell’utilizzo apparentemente regolare della carta”.