Bari, fuochi d’artificio e festa un’ora dopo l’omicidio

Bari, fuochi d'artificio un'ora dopo l'agguato a Giuseppe Gelao
Bari, fuochi d’artificio un’ora dopo l’agguato a Giuseppe Gelao

BARI – Fuochi d’artificio dopo l’omicidio di Giuseppe Gelao e il ferimento di Antonino Palermiti, nipote del boss Eugenio. Accadeva a Bari la sera del 6 marzo, nel quartiere Libertà. La festa è esplosa alle 21.30 appena un’ora dopo l’agguato avvenuto a Japigia. Giusto il tempo di fare arrivare la notizia ai referenti criminali dall’altra parte della città. E non era la prima volta: secondo quanto riporta il quotidiano la Repubblica, un paio di settimane fa è accaduto lo stesso, da parte di un clan rivale, subito dopo l’arresto degli Strisciuglio, il clan delle estorsioni.

Don Francesco Preite, parroco del quartiere racconta a Repubblica: “Qui c’è la spartizione fra clan e, a seconda di chi ha la peggio, l’altro festeggia così. È un segnale per dire: comandiamo ancora noi. Ma non è così”. “La gente ha bisogno di segni, di speranza concreta – prosegue il parroco – non solo della repressione che ci deve essere, ha bisogno di una politica che si interroghi sulla questione e spinga per un sostegno alla gioventù in questo tempo di crisi, economica e sociale, che viviamo. Tempo nel quale la criminalità ha tutta la possibilità di operare”.

Nella chiesa del Redentore è nato a dicembre 2016 il pub sociale Lupi&Agnelli, uno spazio culturale e di legalità. Ma don Francesco continua a raccontare i disagi dei giovani del posto: “Nell’ultimo mese ho incontrato molti ragazzi colpevoli di crimini. Tutti mi raccontavano di disagio, disperazione, di famiglie che non arrivano a fine mese. E i modelli prepotenti e violenti della criminalità prevalgono su quelli positivi. Ma se noi siamo sostegno ai modelli alternativi che danno un futuro possibile, la tendenza inizia a cambiare. Abbiamo lanciato la campagna per mettere a disposizione gli spazi del Redentore, provando a fare lavori di inclusione lavorativa”.

Intanto proseguono le indagini per l’agguato: gli agenti della Squadra mobile hanno effettuato perquisizioni e interrogatori a tappetto. La pista più accreditata, al momento, è quella di una spaccatura interna al clan Parisi: una guerra tra sottogruppi per il controllo del traffico della droga.

 

 

 

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