Bari: "Lady Asl" chiede 3 milioni di danni

BARI – ''Congelato'' il procedimento davanti al giudice del lavoro di Bari per il risarcimento danni da 3 milioni di euro chiesto da Lea Cosentino, ex direttore generale della Asl di Bari, alla Regione Puglia. La causa, ferma per il trasferimento del giudice, non si discutera' fino a nuova assegnazione. La somma che Lea Cosentino chiede, ritenendo il suo licenziamento ''illegittimo'', e' pari a 250.000 euro di stipendi arretrati e 2,8 milioni di euro di danni.

'Lady Asl' fu sollevata dall'incarico di direttore generale il 22 settembre 2009 durante la bufera giudiziaria che aveva travolto lei e il suo ufficio, per le intercettazioni emerse nel corso delle indagini che riguardavano 'Gianpi' Tarantini, e le sue frequentazioni delle residenze private dell'allora presidente del consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi.

Lea Cosentino fu arrestata il 14 gennaio 2010 per falso in atto pubblico e peculato nell'ambito dell'inchiesta attualmente a processo davanti ai giudici della prima sezione penale del Tribunale di Bari, in cui l'ex direttore generale e' imputata insieme con altre otto persone di presunte irregolarita' per la selezione per un posto da primario di allergologia nell'Ospedale di Altamura (Bari) e per la cosiddetta spy-story, la bonifica degli uffici della Asl da eventuali microspie installate nell'ambito delle inchieste sulla sanita' pugliese. Cosentino e' inoltre indagata in un fascicolo d'inchiesta, chiuso mesi fa, a carico di 15 persone – tra cui gli imprenditori Claudio e Gianpaolo Tarantini – accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere, corruzione e istigazione alla corruzione, peculato, turbativa d'asta, falso materiale e ideologico, truffa, frode in pubbliche forniture, con riferimenti alla gestione delle gare e delle trattative per l'acquisto di attrezzature e protesi sanitarie.

Altra indagine in cui risulta coinvolta l'ex Lady Asl e' quella a carico di 41 persone, tra cui il senatore Alberto Tedesco, ex assessore alla Sanita' della Regione Puglia, su una presunta rete in grado di controllare forniture e gare di appalto che venivano illecitamente pilotate verso imprese facenti capo ad imprenditori collegati da interessi familiari ed economici con i referenti politici e in grado di controllare rilevanti pacchetti di voti elettorali da dirottare verso Tedesco in occasione delle competizioni elettorali. Agli indagati sono contestati, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere, concussione, turbativa d'asta, abuso d'ufficio, rivelazione del segreto d'ufficio, truffa, corruzione, falso materiale e ideologico e peculato.

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