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Inchiesta Bari, il “metodo Tarantini” applicato alla sanità

di Alberto Francavilla |16 Gennaio 2010 13:07

Anche Lea Cosentino era “succube” del metodo Tarantini, e nominava funzionari che le venivano proposte dall’imprenditore pugliese.

Gianpaolo Tarantini applicava anche nel settore della sanità il metodo sperimentato nelle alte sfere dei “Palazzi del Potere”. Gianpi offriva soldi, regali e soprattutto donne per ottenere appalti. Sono questi alcuni dettagli che emergono dai verbali dei suoi interrogatori.

Tarantini ammette di aver avuto un legame sentimentale con la Cosentino e che per l’ex “Lady Asl”, arrestata a Bari per un’inchiesta legata alle intercettazioni, era un punto di riferimento « in virtù delle conoscenze che avevo a livello barese prima e nazionale poi». Tuttavia, nonostante l’amicizia, «ho tentato di corromperla ma senza risultati. Era terrorizzata dal fatto che Vendola potesse sapere che commetteva illeciti».

Dalle intercettazioni emerge però una telefonata in cui la Cosentino gli chiedeva di essere “sponsorizzata” per diventare assessore regionale: il riferimento è al faccendiere legato al Partito Democratico Roberto De Santis e all’allora ex vicegovernatore del Pd Sandro Frisullo.

Tarantini insomma era una sorta di “ambasciatore” della Cosentino negli ambienti politici: «La Cosentino non mi ha mai chiesto di conoscere il presidente Berlusconi, glielo proposi io, ma lei non ha mai accettato i miei inviti. Solo verso febbraio, marzo 2009 manifestò invece interesse, dopo la notizia dell’indagine su Tedesco (l’assessore alla Sanità che il governatore Nichi Vendola aveva costretto alle dimissioni) che riguardava anche lei».

Tarantini propose un incontro anche al ministro per gli Affari Regionali Raffaele Fitto, che però rifiutò. La Cosentino invece chiese «di conoscere il direttore della “Gazzetta del Mezzogiorno”, al quale espresse la richiesta che i giornali fossero più clementi nei suoi confronti».

Negli interrogatori, Tarantini rivela anche come otteneva delibere illecite sulle forniture. L’organizzazione era composta da Tarantini, Antonio Colella, capo area Gestione Patrimonio della Asl di Bari,  e Michele Vaira, funzionario della Asl. Entrambi ora sono agli arresti domiciliari.

A Colella Taratini pagava una percentuale del 5% sugli ordini vinti. «Solitamente – spiega Gianpi – pagavo nell’ascensore della Asl. Una volta Colella venne a casa mia a prendere i soldi. Credo di avergli dato circa 100 mila euro su 2 milioni di euro di delibere».

Colella deve “ringraziare” Tarantini se la Cosentino lo nominò Capo Area Gestione della Asl: «Lei all’inizio non era d’accordo, poi prese informazioni e lo nominò. La Cosentino dopo la nomina di Colella era spaventata perché si vociferava che lui era uno malleabile».

A Colella Tarantini portò anche Terry De Nicolò, per degli incontri in albergo. Il nome della donna era già emerso in occasione dell’inchiesta sulle feste a Palazzo Grazioli ed era stato associato anche a Frisullo. «Ma quello— sottolinea— fu un regalo extra non legato ad alcuna agevolazione».

Vaira era invece più “economico”: prendeva 1.000 euro a delibera. Per gare di valore inferiore a 200 mila euro la seguente: «Andavo da Vaira e portavo la richiesta del medico; Vaira indicava sotto mia indicazione o suo consiglio un certo numero di ditte; individuate le ditte che lui sapeva non potevano fornire il prodotto richiesto, le contattava formalmente per iscritto; se non rispondevano entro sette giorni si consideravano rinuncianti».

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