Una Guantanamo in Basilicata? Scontro Regione-governo sul Cie segreto

ROMA – Un Cie (centro identificazione ed espulsione), ovvero una struttura destinata ad accogliere gli immigrati irregolari, costruito in fretta e furia proprio quando la crisi del Nordafrica spingeva migliaia di disperati verso le coste italiane. Ma in Basilicata, denuncia la Regione, il tutto è avvenuto senza che le autorità locali sapessero nulla. Il governo inizia a organizzare il campo e gli enti locali non ne sono nemmeno informati. Questo almeno dice il governatore Vito De Filippo attraverso il suo portavoce: “In quei giorni, forse erano i primi di aprile, venimmo a sapere dagli abitanti della zona della costruzione del campo. De Filippo fece cercare il Prefetto di Potenza che, solo a tarda sera, si fece trovare e spiegò, piuttosto imbarazzato, che avevano ricevuto ordine di allestire il campo senza dir niente a nessuno. Compresa la Regione, a giudicare dai fatti…Comunque, all’inizio era un campo di accoglienza. Poi è stato trasformato in Cie”.

E gli immigrati nel Cie? Le notizie raccolte dal quotidiano Repubblica non sono confortanti. Chi è recluso lì dentro ha infatti girato un filmato-denuncia (pubblicato sul sito del giornale) e come reazione ci sarebbero state perquisizioni, insulti, sequestri di macchine fotografiche, rumore durante la notte per impedire il sonno. Il divieto imposto dalla legge voluta dal ministro Maroni non aiuta: nei Cie i giornalisti non possono entrare, quindi nessuno può raccontare se le cose stanno davvero così.

Il governatore però vuole andare a fondo: “Un reportage pubblicato questa mattina sul sito internet del gruppo Repubblica-Espresso paragona il campo profughi di Palazzo San Gervasio ad una sorta di Guantanamo in salsa italiana. La sua lettura – fa sapere il portavoce del governatore lucano, Vito De Filippo – ha provocato un’intima sofferenza e un forte disagio istituzionale in chi guida la Regione Basilicata. La nostra – ha sottolineato il presidente De Filippo – è da sempre terra di accoglienza e di grande ospitalità, soprattutto nei riguardi di chi fugge dai paesi africani sconvolti dalla guerra. Siamo stati tra i primi in Italia, nei giorni caldi della rivolta, a manifestare l’intenzione di accogliere i profughi provenienti dalla Libia. Per cui è inaccettabile che un campo di identificazione ed accoglienza (Cie) realizzato e gestito dal Ministero degli Interni, all’insaputa e senza alcun avallo da parte della massima Istituzione democratica lucana, getti – se fossero vere le cose denunciate – un’ombra infamante su un intero territorio e sulla sua popolazione. Per questa ragione, il presidente De Filippo, che ha già avuto modo a suo tempo di visitare il campo di Palazzo San Gervasio mantenendo sempre alta l’attenzione sul sistema di accoglienza posto in essere dalla Protezione Civile nazionale, ha chiesto agli organi competenti di fare la massima chiarezza su quanto riportato dal reportage giornalistico, convocando, se necessario, una riunione urgente con la partecipazione delle Istituzioni democratiche interessate”.

Gestione cookie