Beccaria: preso quarto evaso, in fuga in tre. I 7 della rivolta trasferiti. Il cappellano: “Tensione tra i ragazzi”

Beccaria: preso quarto evaso, 7 della rivolta trasferiti. Un altro ragazzo latitante fuggito il giorno di Natale dal Beccaria di Milano è stato rintracciato e riportato in istituto.

Degli autori dei disordini scoppiati il giorno di Natale con anche degli incendi, dopo l’evasione al carcere minorile Beccaria di Milano, sette sono stati trasferiti ieri.

Beccaria: 7 della rivolta trasferiti, maggiorenne fuggito già in carcere

Due sono a Catania, gli altri a Bari, Catanzaro, Potenza, Palermo e Caltanissetta. Come sostenuto dal cappellano, don Claudio Burgio, fra i ragazzi rimasti aleggia “un po’ di tensione” proprio per paura di ulteriori trasferimenti.

Intanto è stato convalidato l’arresto per evasione di uno dei ragazzi ripresi. Il giovane maggiorenne è comparso davanti al giudice delle direttissima di Milano che ha disposto la custodia cautelare in carcere.

Il ragazzo ha detto di essere evaso perché voleva andare in una comunità terapeutica. Era al Beccaria perché accusato di alcune rapine per cui non è ancora concluso il procedimento. Al momento dei sette evasi, tre, che si sono costituiti o sono stati rintracciati dalla polizia penitenziaria sono tornati in carcere, mentre quattro sono ancora in fuga.

La misura cautelare per evasione emessa dal giudice delle direttissime scatterà se verranno meno quelle che hanno portato il ragazzo, maggiorenne da alcuni mesi, al Beccaria quando, ad aprile, fu arrestato con altri per rapine commesse da una baby gang.

Da ragazzi delle baby gang a giovani adulti pericolosi

Il gip dei minori, nell’ordinanza in cui aveva disposto la custodia al Beccaria per il ragazzo diciottenne nato a Milano di origine ecuadoriana, notava la trasformazione dei ragazzi della baby gang di cui lui faceva parte in “giovani adulti” che avevano cominciato, dopo i primi colpi, a maneggiare un coltello per minacciare le vittime e a diventare sempre più esosi nelle loro richieste ai rapinati.

Tra i ragazzi rimasti aleggia “un po’ di tensione” spiega all’ANSA il cappellano don Claudio Burgio. “Tutti temono i trasferimenti. Sono agitati, sbattono sulle sbarre, chiamano gli assistenti, cioè gli agenti, in continuazione per bisogni anche improbabili, sono provocatori a livello verbale” racconta. Una situazione “esplosiva, un po’ rientrata” già ieri.

“Ieri alcuni mi hanno subito detto ‘hai visto che siamo rimasti e abbiamo aiutato a mettere a posto?’ per far capire che non assecondano queste ‘cavolate’. Il giudizio che hanno su chi è andato via – aggiunge – è impietoso: li considerano dei bambini, immaturi”.

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