BERGAMO – Una donna con la sclerosi multipla può essere una brava mamma e ha il diritto di adottare. A sancirlo sono i giudici della Corte d’Appello di Brescia che hanno accolto il ricorso di una coppia a cui era stata negata l’adozione dopo la diagnosi della malattia. La coppia, sposata da 9 anni, non ha mai avuto figli. I due sono professionisti con un buon lavoro e avevano avviato le pratiche di adozione, pratiche bocciate proprio per la diagnosi di sclerosi multipla della donna.
La bocciatura però è stata respinta dal Tribunale della Corte d’Appello di Brescia in una sentenza che ribalta così il parere di inidoneità all’adozione che era stato espresso dal pm e del tribunale dei minori, scrive Michele Andreucci su Il Giorno:
“I due genitori hanno deciso di rendere pubblica la vicenda perché sperano che possa servire ad aiutare altre coppie che si trovano nella loro situazione. I due sono sposati da 9 anni, ma non sono mai riusciti a coronare il loro sogno di diventare genitori. Nel 2008 si sottopongono a una serie di esami clinici, dai quali emergono problemi di fertilità per entrambi. A quel punto intraprendono un percorso di procreazione assistita e la 39enne si sottopone a una cura ormonale. Dopo sette tentativi, però, si rassegnano. La situazione si complica ulteriormente nel 2014, quando alla donna viene diagnosticata la sclerosi multipla. Immediatamente avvia una terapia a base di un farmaco che mantiene in fase latente la malattia e le assicura una vita normale.
Marito e moglie decidono quindi di adottare un bambino e il 15 dicembre 2014 aprono le pratiche. Trascorrono 5 mesi e la coppia, ottiene il via libera da parte degli assistenti sociali dell’Asl e qualche giorno dopo hanno il colloquio con il magistrato del tribunale dei minori di Brescia. Tutto sembra procedere per il meglio, ma il 13 maggio il pm che segue la pratica dà parere negativo. Marito e moglie non demordono e presentano ricorso.
«Abbiamo dimostrato – sottolinea l’avvocato Rocco Di Sogra – , e il giudice lo ha recepito, che la sclerosi multipla non può essere considerata solo una malattia invalidante, tanto da negare l’adozione di un figlio. Non è così: grazie ai passi avanti della ricerca scientifica, è possibile vivere con questa patologia e mantenere buone prospettive e qualità di vita. Tenendo sempre presente l’interesse superiore del minore, abbiamo dimostrato come i coniugi siano in possesso delle risorse affettive ed educative necessarie per adottare uno o due bambini e dare loro stabilità e sicurezza»”.