Berlusconi a San Giovanni: “Vogliamo vincere anche il cancro”

Silvio Berlusconi

Nei tre anni di governo che mancano alla fine della legislatura «vogliamo anche vincere il cancro». Berlusconi scende in piazza battagliero e con la carica per animare la folla che con bandiere e palloncini colora piazza San Giovanni e assicura «nel Lazio vinceremo lo stesso». «Siamo le donne e gli uomini che amano la libertà e che vogliono restare liberi». Così il premier ha iniziato il suo comizio in piazza San Giovanni in Laterano, una manifestazione che lo stesso premier definisce «una grande festa della libertà» del Pdl a sostegno dei candidati del centrodestra alle prossime Regionali.

Silvio Berlusconi, dal palco di piazza San Giovanni, torna sul tema delle riforme. Tre anni «decisivi», dice il premier, per portare a termine la «rivoluzione liberale» che comprende le riforme delle istituzioni, della giustizia, del fisco e persino la vittoria su una malattia come il cancro. «Le riforme istituzionali, dalla riduzione del numero dei parlamentari, all’elezione diretta del premier o del presidente della Repubblica – spiega il premier – la grande, grande, grande riforma della giustizia; la profonda riforma e l’ammodernamento del sistema fiscale, la questione del federalismo».

«Ci prendiamo la scena oggi – ha detto dal palco Berlusconi -, ma non per andare contro qualcuno, bensì per comunicare la nostra voglia di cambiare questo Paese con l’energia del consenso degli italiani». Per questo il presidente del Consiglio ci tiene a puntualizzare: «Non scendiamo quasi mai in piazza, ma quando ce vo’ ce vo’».

E’ a questo punto che dalla folla di piazza San Giovanni si alza un coro: «Un presidente, un presidente, c’è solo un presidente» e il premier la redarguisce scherzando: «Questo è un coro che fa piacere ma quando stai facendo un discorso è boicottaggio». Il premier è stato accolto da un’ovazione al suo ingresso sul palco, mentre l’orchestra intonava l’inno di Mameli, accompagnata da tutti i partecipanti alla manifestazione.

Al termine dell’esecuzione, Berlusconi ha alzato il pugno in aria e la folla è scoppiata in un fragoroso applauso mentre sullo sfondo qualcuno ha lanciato dei fuochi d’artificio.

Il comizio prosegue e le parole del capo del Pdl tornano sulle elezioni regionali e sul motivo principale della manifestazione: «Garantire il diritto del voto qui a Roma» e «il nostro diritto a non essere spiati». E ha ricordato la nascita del nuovo partito nato dalla fusione di Forza Italia e An sancita proprio da un raduno nella stessa piazza. Poi l’attacco alla sinistra «che dice di essere cambiata ma non è vero» e che «si è anzi scelta degli alleati che sono perfino peggio», «si è ammanettata a loro», con un esplicito riferimento ad Antonio Di Pietro e all’Italia dei valori. «La sinistra non ha mai imparato a fare e ad essere un’opposizione responsabile – ha aggiunto -, a questa sinistra manca del tutto il senso dello Stato». Per questo, ha detto, «la scelta è ancora una volta tra noi e loro, tra il governo del fare che fa le riforme e una sinistra che sa solo dire no e diffondere pessimismo e catastrofismo». Quanto all’esclusione della lista del Pdl nella circoscrizione Roma, il premier non ha dubbi «avrebbe dovuto essere la prima a chiedere elezioni regolari» e «se fossimo stati al loro posto noi avremmo fatto certamente così». E invece, riferendosi a Roma e Milano, «guardacaso ci escludono nelle città più importanti, Roma e Milano, guarda caso perché non è un caso». Ed ecco che torna la tesi del complotto.

Il Cavaliere ha infine riproposto il giochino del sì e del no già utilizzato altre volte evidenziando la propensione della «sinistra» a mettere nuove tasse e ad avere uno «stato di polizia tributaria». E ancora: «Volete le intercettazioni su tutto e su tutti, essere spiati anche a casa vostra?». Opure: «Una sinistra che spalancherebbe le porte a tutti gli estracomunitarie?». E sui talk show: «Volete le risse e i pollai sulle tv pubbliche pagate con i soldi di tutti?». E alle risposte scontate della platea ha replicato: «Avete studiato bene».

Di nuovo poi ha attaccato «la magistratura di sinistra», accusandola di avere inventato «una nuova tangentopoli che non c’è» e di avere, con la complicità dell’opposizione e della stampa, «tentato di distruggere il miracolo compiuto in Abruzzo» e di avere «gettato fango su Bertolaso». Ha poi ribadito che il caos delle liste sarebbe stato costruito ad arte «perché i nostri dirigenti hanno fatto le cose per bene». E poi riferendosi all’inchiesta di Trani, il premier accusa  i magistrati «politicizzati che si sono inventati l’ennesima inchiesta sul nulla basandosi sulle intercettazioni di alcune mie telefonate».

Silvio Berlusconi, nel corso della manifestazione di piazza San Giovanni, ha poi chiamato sul palco i candidati governatori e ha letto quello che ha definito un «patto per l’Italia». Fra i punti, Berlusconi ha citato: «L’attuazione immediata del piano casa finora ostacolato dalla sinistra, lo snellimento significativo di tutte le procedure burocratiche, tagliando le tasse e dando la possibilità di creare imprese in un solo giorno»; il «dimezzamento» delle liste d’attesa per gli esami medici e più zone verdi. Poi, i candidati hanno letto tutti insieme il giuramento: «Io di fronte a questo popolo che rappresenta tutti i moderati nel nome della libertà prendo solennemente impegno a realizzare tutti i punti del patto per l’Italia».

Come se fosse una premiazione, Silvio Berlusconi chiama sul palco di piazza San Giovanni i candidati governatori della maggioranza alle prossime elezioni regionali. E con ognuno di loro si ferma a scambiare qualche battuta.

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