MILANO – Bernardo Caprotti, il fondatore della catena di supermercati Esselunga, è morto venerdì sera a Milano. Aveva 90 anni. Per espressa volontà di Caprotti le esequie avverranno in forma strettamente privata e per suo desiderio non dovranno seguire necrologi.
Nato nel capoluogo lombardo il 7 ottobre del 1925 in una famiglia di industriali tessili, dopo la laurea in Giurisprudenza venne mandato dal padre negli Stati Uniti per studiare da vicino l’industria del cotone e della meccanica tessile. Negli Stati Uniti Caprotti lavorò nelle catene di montaggio di carde e telai, oltre che alla Borsa cotoni di Wall Street.
Tornato in Italia, iniziò a lavorare nella azienda di famiglia in Brianza, e nel 1952, alla morte del padre, si trovò a gestire l’impresa in prima persona. Cinque anni dopo partecipò alla fondazione della prima società di supermercati in Italia, iniziativa di Nelson Rockefeller, che nel 1962 cedette la maggioranza dell’azienda alla famiglia Caprotti. E l’azienda prese il nome di Esselunga, quella che oggi è una realtà di 140 punti vendita e alcuni grandi centri alimentari.
Considerava la Coop il diavolo e se stesso l’acqua santa. E anche con i figli non è che andasse molto d’accordo. D’altronde, è stato quel carattere deciso a permettergli di diventare mister Esselunga. Il nome della catena deriva da un modo di dire. A 40 anni, Caprotti riuscì a scalare la società che aveva costruito a Milano quel primo negozio di grande distribuzione, la Supermarkets, e la chiamò Esselunga quando si accorse che i clienti indicavano i suoi negozi con un articolato giro di parole: “Il supermercato con la esse lunga”, appunto.
La morte di Caprotti coincide con un possibile momento di svolta per la sua creatura. All’esame di CitiGroup ci sono due manifestazioni di interesse per Esselunga arrivate da Cvc e Blackstone. L’advisor dovrebbe fare il punto su quanto emergerà, valutare se approfondire il dossier e procedere sulla strada della vendita.
Con la scomparsa di Caprotti, che in passato ha resistito alle avances di insegne della distribuzione del calibro della statunitense Walmart e della spagnola Mercadona, bisognerà capire quale strada verrà presa. Esselunga è valutata fra i 4 e i 6 miliardi di euro, a seconda che vengano considerati o meno immobili e aree di sviluppo. Nel 2015 aveva una rete di 152 supermarket in Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Piemonte, Veneto, Liguria e Lazio, conta oltre 22.000 dipendenti e un fatturato di 7,3 miliardi di euro.
La vendita potrebbe in qualche modo risolvere il problema della successione. Fino all’ultimo è rimasto aperto lo scontro di Caprotti con i figli del primo matrimonio, Giuseppe e Violetta, estromessi nel 2011 dal controllo della società: la causa di merito è in Cassazione, anche se con Violetta c’era stato un riavvicinamento, e gli era al fianco anche negli ultimi momenti in clinica.
Un’altra battaglia che lo ha segnato è stata quella con le Coop, che accusava di illecita concorrenza e scorrettezze. Nel 2007 pubblicò il libro “Falce e carrello. Le mani sulla spesa degli italiani”, edito da Marsilio. I suoi collaboratori lo ricordano come un vero Capitano d’industria, con l’azienda nel sangue. E’ andato in ‘pensione’ a 88 anni. Per dare l’annuncio riunì i dipendenti della sede centrale di Limito di Pioltello (Milano): “Ho dato le dimissioni” annunciò prima di smorzare la commozione con la sua burbera ironia: “Ma quello in pensione sono io, voi tornate al lavoro!”.
Finché ha potuto, cioè qualche mese fa, ha portato il badge, ha partecipato alle riunioni, ha pranzato in mensa ed è andato in giro per i negozi per assicurarsi che tutto funzionasse bene. Nel 2015 i suoi collaboratori comprarono una pagina del Corriere della Sera per fargli gli auguri: “Never never never give up. 7 ottobre 2015. 22.218 collaboratori di un’Azienda straordinaria rendono omaggio al loro Dottore nel giorno del suo 90 compleanno”.